Giuseppe Giammarinaro, ex deputato regionale democristiano per anni sottoposto alla sorveglianza speciale dopo un’indagine per mafia, avrebbe cercato di influenzare consiglieri e assessori, indirizzare direttive su capitoli di spesa e imporre nomine di funzionari facendo pressioni sulla giunta Sgarbi. Beni sequestrati per 35 milioni di euro
Nei rapporti dell’ex sorvegliato speciale Pino Giammarinaro, già padrino politico di Vittorio Sgarbi nel comune di Salemi, c’è non solo l’ex governatore siciliano ora in carcere Salvatore Cuffaro, ma anche l’ex dirigente Udc e ora ministro dell’Agricoltura in quota Responsabili Saverio Romano.
Le indagini della polizia e della Guardia di finanza di Trapani, che si sono concluse con il maxisequestro da 35 milioni a carico di Giammarinaro, hanno evidenziato come la sua influenza “fosse – dicono gli inquirenti – correlata al legame politico e patrimoniale intrattenuto proprio con Cuffaro e Romano“, e con dirigenti regionali presso la Asl 9 di Trapani.
“In varie occasioni sono stati documentati, anche con l’ausilio di filmati – viene spiegato – incontri tra Giammarinaro e Saverio Romano, con il quale scambiava bigliettini, ed altri soggetti politici”. Una condotta, “attuata nonostante i vincoli formali della misura di prevenzione cui era sottoposto, riscontrata, da intercettazioni nei confronti di personale medico o sanitario, esponenti politici di livello provinciale e regionale, e dalla esperienza politica ed amministrativa di vari soggetti politici del trapanese, sindaci, deputati regionali e nazionali, che hanno avuto occasione di verificare personalmente l’influenza di Giammarinaro sul sistema clientelare di stipula delle convenzioni”.
Per gli inquirenti “si tratta di elementi, straordinariamente conducenti ai fini del giudizio di pericolosità, che consentono di ottenere precisi elementi di valutazione in ordine alla capacità di influenza politica e nella gestione della sanità pubblica di Giammarinaro”. Menzionato il contenuto di conversazioni svolte nei confronti di Girolamo Turano, già deputato regionale Udc e attuale presidente della Provincia di Trapani, “in cui questi lamentava la capacità del Giammarinaro di poter pilotare, anche mediante la complicità di dirigenti compiacenti, le sorti di nomine, incarichi ed i concorsi indetti dalla Asl di Trapani, conformemente ai propri interessi, favorendo per tale delicato incarico soggetti a lui vicini”.
E’ emerso pure il collegamento tra alti dirigenti dell’azienda sanitaria trapanese e personaggi politici allora ai vertici stessi della Regione (“nella fattispecie l’allora presidente Cuffaro e i suoi fratelli Silvio e Giuseppe”), grazie al quale, pur nella condizione di sorvegliato speciale e della sua diretta, seppur occulta, gestione delle società, “ha ottenuto la stipula e le successive proroghe di convenzioni con la Asl, altresì tentando di pilotare nomine di manager e dirigenti sanitari nei vari plessi ospedalieri”. I permessi per le visite mediche “hanno costituito un comodo pretesto per consentirgli di continuare a svolgere attivita’ politica e gestire i propri affari, incontrando politici ed esponenti della sanita’”.
I rapporti con la giunta Sgarbi. Giammarinaro ha appoggiato la candidatura di Vittorio Sgarbi a sindaco di Salemi e ha tentato di condizionare la vita amministrativa del Comune trapanese arrivando a partecipare, senza alcun titolo, alle riunioni della neonata Giunta. Giammarinaro avrebbe cercato di influenzare consiglieri e assessori, indirizzare direttive su capitoli di spesa e imporre nomine di funzionari. Il ruolo del politico nella gestione del Comune viene fuori nell’ambito dell’indagine della polizia e della finanza di Trapani denominata ‘Salus iniqua’ che oggi ha portato al sequestro di beni per 35 milioni di euro riconducibili all’ex parlamentare siciliano.
Nell’inchiesta sono confluite anche le dichiarazioni rese dal noto fotografo Oliviero Toscani, ex assessore della Giunta di Salemi, alla Dda di Palermo che indagava sulle minacce anonime subite da Sgarbi. I magistrati parlano di “cogente condizionamento mafioso su una parte dell’attività amministrativa del Comune salemitano” da parte di Giammarinaro. In particolare è emerso che l’ex deputato dava indicazioni per condizionare l’assegnazione di un terreno di sessanta ettari, confiscato al narcotrafficante Salvatore Miceli, a un suo amico piuttosto che all’associazione antimafia Libera.
Sotto sigillo sono finite società, beni immobili-sedi di aziende, filiali, magazzini, appartamenti, veicoli, natanti, quote sociali, conti correnti e rapporti bancari. Contestualmente a Giammarinaro e ad altri 6 prestanome è stato notificato un avviso di garanzia per riciclaggio e un avviso di conclusione delle indagini per intestazione fittizia di beni.
Il provvedimento di sequestro anticipato, eseguito dalla Divisione Anticrimine della Questura di Trapani e da finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, è stato emesso dal tribunale sezione misure di prevenzione su proposta del questore.
L’ex parlamentare regionale, in passato indiziato di mafia, già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, è stato tra il 1985 e il 1990 presidente dell’Asl di Mazara del Vallo. La sua carriera politica, culminata nell’elezione all’Ars, si interruppe quando si diede alla latitanza per sfuggire a due misure cautelari per mafia e associazione a delinquere per reati contro la pubblica amministrazione, emessi di gip di Marsala e Palermo. Costituitosi nel 1996, fu condannato per peculato e concussione e assolto dall’associazione mafiosa.
Nonostante fosse sottoposto alla misura di sorveglianza speciale, nel 2001 fu esponente provinciale di spicco del partito del “Biancofiore”. Successivamente passò all’Udc sfiorando l’elezione, nel 2001, col simbolo scudocrociato. Dalle indagini è emerso che grazie a coperture istituzionali e nonostante la sottoposizione alla sorveglianza speciale Giammarinaro controllava attività economiche nel settore della sanità ottenendo finanziamenti pubblici regionali. Attraverso la complicità con imprenditori, medici, operatori sanitari e dirigenti della Asl di Trapani l’ex deputato riusciva a gestire strutture di assistenza convenzionate con la azienda sanitaria, collegate tra loro da una rete di prestanomi, allo scopo di infiltrarsi nella sanità locale e nella pubblica amministrazione regionale, assicurarsi rimborsi e determinare le nomine di manager e dirigenti sanitari nei vari ospedali.
Secondo gli inquirenti, inoltre, Giammarinaro, grazie alla complicità di dirigenti della sanità pubblica che stipulavano convenzioni per il rimborso di spese sanitarie per l’assistenza a pazienti ricoverati in strutture cliniche controllate dall’ex deputato, avrebbe intascato decine di milioni di euro.
Utilizzando falsi certificati redatti da medici compiacenti, poi, Giammarinaro avrebbe evitato i vincoli della sorveglianza speciale ottenendo il permesso di allontanarsi dal comune di Salemi e tenere incontri riservati con esponenti politici locali e imprenditori.
Capillare il controllo esercitato dall’indagato sulla sanità locale: oltre a gestire occultamente residenze socio assistenziali a Mazara del Vallo e Salemi e un centro di emodialisi di cui era socio con un imprenditore mazarese ucciso, Giammarinaro aveva interessi, attraverso prestanomi e familiari, in diverse strutture sanitarie.
Gli investigatori hanno passato al setaccio decine di società tra le quali la C.E.M., la Salus srl, la Life srl e Villa Letizia Soc. Coop. dimostrando che l’ex deputato ne aveva disposto l’intestazione fittizia a prestanomi mantenendone il controllo tanto da disporre variazioni di bilancio, nomine, assunzioni, sollecitare false fatturazioni per ricavare somme di denaro e realizzare un fondo in nero di circa 1.000.000.000 di vecchie lire.