Studenti, disoccupati, precari. Da Madrid a Barcellona. In migliaia hanno occupato le piazze. Si chiama l'M-15. E aggancia la protesta che da settimane sta infiammando il Maghreb. Le manifestazioni proseguiranno fino a domenica, giorno delle elezioni amministrative
In principio è stata l’indignazione. Ora a tenere saldo il neonato movimento dei giovani spagnoli M-15, è la riconquista della dignità. La mobilitazione è scattata con l’aiuto delle reti sociali, proprio sulla falsa riga delle rivolte arabe. Il primo appuntamento di domenica scorsa, il 15 Maggio che ha dato il nome alle iniziative, ha contato cinquanta città invase da giovani “disoccupati, malpagati, contrattisti precari e schiavi di mutui decennali” dice Daphne, studentessa di Granada. Il tam tam sulla rete è partito sulla base della piattaforma “Democracia Real Ya”, che si prefigge l’obiettivo di riappropriarsi della politica. Ma il movimento non vuole essere solo una protesta contro i partiti: “Vogliamo ricompattare la società civile – precisa Fabio Gandara, uno dei portavoce del movimento, avvocato disoccupato – è arrivato il momento di mettere da parte le ideologie o gli interessi personali per concentrarci sugli aspetti della nostra società che ci indignano. Denunciamo l’assenza di democrazia reale e la tendenza a un bipartitismo istituzionale dove il livello di corruzione è scandaloso”.
Dopo essersi contati in piazza, con 50 mila persone a Madrid, almeno 15 mila a Barcellona e altre migliaia in ogni città mobilitata, i giovani di Democracia Real Ya si sono seduti nei principali centri urbani per marcare fisicamente il territorio. “La riconquista deve essere concreta”, dicono all’accampamento costruita da tende di piazza Catalunya, centro nevralgico del capolugo catalano. Dalla scorsa domenica, contrattando giorno per giorno con la polizia per ottenere le autorizzazioni, un centinaio di ragazzi vivono nel cuore della piazza, e dibattono con i passanti: “Chi siete?” chiede un’anziana signora che riceve una risposta semplice: “ Non siamo rappresentati né dai partiti né dai sindacati. Siamo qui come cittadini”. Joan, impiegato, contesta ai giovani la scelta di realizzare una protesta contro la crisi perché “è come combattere una calamità imprevedibile come possono esserci le calamità naturali”. Per rispondere si forma un capannello di manifestanti, e partono di seguito una raffica di rilievi, come, “lo sai Joan che la banca Santander ha aumentato i profitti del 35% da quando è iniziata la crisi?”; hai presente che “Telefonica, una delle principali aziende di comunicazioni, ha incrementato le entrate del 30% rispetto il 2010?” o che “Zapatero è l’unico presidente dell’Unione Europea a pagarsi le vacanze con i fondi pubblici?” Mentre ci si confronta c’è chi dispone in cassette cibo e acqua che molti cittadini portano in solidarietà con il movimento. Contemporaneamente per auto-finanziarsi i giovani di M-15 vendono magliette e adesivi.
A Madrid, il centro della protesta sempre con un accampamento di tende è alla Puerta del Sol, dove dopo uno sgombero dei giorni scorsi, nella notte di martedì i giovani del movimento sono tornati in forze, ben quattromila persone. L’intenzione dei giovani è di proseguire la protesta nelle piazze fino a domenica, giorno delle elezioni amministrative.
Una protesta che non lascia indifferente il panorama politico spagnolo che in piena fine campagna elettorale, sta compiendo i primi passi per aprire il dialogo. Primo fra tutti il PSOE che nel commentare le proteste, sostiene di comprendere il malcontento ma invita i manifestanti a votare. Dall’altra parte il PP si sfrega le mani: il movimento M-15, sottolineano esponenti del partito conservatore, è composto da elettori di sinistra, ormai sfiduciati. Si tratta quindi di un nuovo bacino di voti per il PSOE che sta andando in fumo.
di Cristina Artoni