Ventotto gennaio 2004. Al ristorante Da Marcello viene presentato il calendario del Corpo dei Vigili Urbani di Pagani (Salerno). Al banchetto partecipano 44 persone, tra le quali il sindaco di Pagani, Alberico Gambino. Ne viene fuori un conto di 1848 euro. Non c’è da preoccuparsi: paga Gambino, con la carta di credito assegnatagli dal Comune, una Carta Sì Business Visa, ultimi quattro numeri 8834.

Paga Gambino, sì. Ma coi soldi pubblici, cioè nostri. “In casi del genere diventa difficile perfino immaginare quale possa essere il fine istituzionale che giustifica la spesa”, ha scritto il gup di Nocera Inferiore Gabriella Passaro nelle motivazioni della sentenza datata 13 luglio 2009 con cui ha condannato per peculato a un anno e sei mesi il sindaco che meno di un anno dopo verrà eletto consigliere regionale della Campania nelle fila del Pdl. In appello, nel febbraio 2010, poco prima delle elezioni regionali, la pena è stata ridotta di venti giorni. Finora la condanna, con conseguente sospensione dagli incarichi pubblici, aveva impedito a Gambino di entrare in Consiglio regionale. Ma poco fa il sindaco è stato formalmente ammesso nel parlamentino campano. La presa d’atto dell’aula segue di poche settimane il decreto di cessazione della sospensione firmato dal premier Silvio Berlusconi. Si tratta infatti di un provvedimento che non può essere perpetuato in eterno in assenza di una sentenza definitiva. La Cassazione dovrebbe pronunciarsi sul ricorso di Gambino nei prossimi mesi, forse già a luglio.

La scorpacciata Da Marcello pagata con la carta di credito comunale non fu un episodio isolato per il 45enne politico dell’agro nocerino, tornato nelle sue funzioni di legislatore della Campania. L’inchiesta del pm Roberto Lenza e della polizia tributaria ha ricostruito i dettagli di 118 strisciate della Visa nella disponibilità di Gambino. Utilizzata a un ritmo incessante tra il 30 dicembre 2002 e il 25 luglio 2005 per saldare i conti di 13 pernottamenti alberghieri e un centinaio tra pranzi, cene e (pochi) rifornimenti di carburante per un importo totale di 21.849 euro, senza uno straccio di documentazione che dimostrasse la finalità istituzionale e l’interesse pubblico degli incontri consumati a tavola e delle trasferte effettuate. “Il numero dei pranzi e delle cene – afferma il gup in sentenza – risulta talmente elevato da integrare una vera e propria prassi illegittima”.

Il sindaco-consigliere regionale si è difeso attraverso una memoria di rendicontazione delle spese. Una spiegazione ‘postuma’ e prodotta solo per i magistrati (in Comune non c’è traccia di atti simili), che però si limita a indicazioni vaghe di incontri con soggetti di vario tipo, come parlamentari, assessori, funzionari pubblici e ministeriali, e con finalità abbastanza generiche e non sempre precisate. Ad esempio, in qualche caso si legge “problematica ospedale civile di Pagani” oppure “problematiche amministrative comunali” o “ministero infrastrutture per problematiche Tav o finanziamento piscina”. Stop. Certe volte mancano pure quelle poche righe. Il “pranzo di lavoro” viene spiegato solo col nome del politico che vi ha partecipato. In un caso il politico in questione, sentito dagli inquirenti, ha smentito. Il giudice sottolinea che gran parte dei pranzi e delle cene avvenivano in ristoranti od osterie della zona per incontrare personalità residenti nei paraggi. Perché riceverle a tavola e non nell’ufficio del sindaco? “In questi casi – scrive – è provata in positivo che la spesa non era in alcun modo funzionale ad interessi pubblici”.

E non lo era nemmeno quando il sindaco viaggiava. Gambino giustifica la sua trasferta del 19 e 20 settembre 2003 a Fiuggi come “visita anziani del Comune in soggiorno climatico”. E utilizza la carta di credito del Comune per pagare il pernottamento presso l’Hotel San Marco per sé, il vice sindaco, un assessore e persino una persona che non ricopriva cariche istituzionali. Costo: 240 euro. Prima però un ricco pasto al ristorante Il Rugantino: 193 euro.

Numerose le trasferte a Roma, dove Gambino frequenta hotel e ristoranti di lusso. Solo per fare qualche esempio. Il 26 maggio 2003 con la Visa paga un conto di 310 euro presso la Taverna Flavia. Circa un mese dopo, altri 300 euro spesi nel ristorante Tullio. Il 12 novembre 2003 salda una spesa di 714,80 euro presso l’Hotel Bernini Bristol. Ci tornerà anche il 3 dicembre e il 9 maggio 2004: 411, 40 euro e 475, 20 euro. Quando sale a Milano, invece, Gambino pranza da Gaspare: due conti da 203,50 euro e 150 euro tra l’11 e il 14 febbraio 2005. La sera del 14, però, preferisce il ristorante Alla Scala: una strisciata da 104, 50 euro. Spicca nell’elenco delle spese il conto dell’Hotel Excelsior Galli del 14 febbraio 2004: 1800 euro. La Visa del Comune di Pagani ha toccato anche Rimini, per diversi pasti al ristorante Lo Squero tra il 22 e il 25 giugno 2005, e spese di pernottamento all’Hotel Ambassador da 258 euro.

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