Denaro in cambio di favori carcerari. E un accusa gravissima (corruzione in atti di giudiziari) che oggi ha portato agli arresti domiciliari Gianfranco Boccalatte, 67 anni, presidente del Tribunale di Imperia. Per la procura, l’alto magistrato ha incassato mazzette da uomini vicini alla ‘ndrangheta. E in cambio, stando all’accusa, si è dato da fare per alleggerire la detenzione a carico di personaggi sui quali pesa l’ombra delle cosche.
La Procura di Torino ha ottenuto riscontri solidi contro il giudice ligure e contro altre persone indagate, raggiunte oggi da misure cautelari. In mattinata sono stati arrestati due pregiudicati di origini calabresi, Nicola Sansalone, 49 anni, indagato per millantato credito, e Leonardo Michele Andreacchio, 61 anni, accusato di corruzione. Un altro provvedimento cautelare è stato recapitato in carcere, alle Vallette di Torino, a Giuseppe Fasolo, 48 anni, autista del giudice. Fasolo è stato arrestato il 20 gennaio scorso per corruzione in atti giudiziari e millantato credito. Contro di loro esistono “gravi indizi di colpevolezza”, indizi che gettano luce sulle infiltrazioni malavitose nel territorio e nelle istituzioni liguri.
Proprio sulla criminalità organizzata nel Ponente stava indagando il procuratore di Sanremo Roberto Cavallone quando, da una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, emerse il nome di Boccalatte. Dall’ascolto di alcuni pregiudicati erano emersi dei legami con Fasolo, che affermava di avere buoni agganci con i giudici del Tribunale di sorveglianza di Genova proprio grazie al magistrato di Imperia. E non solo. C’erano stati anche altri contatti diretti con lo stesso Boccalatte, che avrebbe potuto fare qualcosa per migliorare le condizioni di detenzione di alcuni malavitosi. In molte occasioni era l’autista a fare da intermediario per le richieste di alcuni pregiudicati, comunicate al giudice durante i tragitti in macchina.
Alla scoperta di questi fatti gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Torino, competente per le indagini sui magistrati liguri. Boccalatte è stato interrogato dal procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli e dai sostituti Giancarlo Avenati Bassi e Marco Gianoglio il 20 gennaio scorso, giorno in cui avrebbe dovuto presiedere cinque udienze di sorveglianza. Poi è stato interrogato di nuovo nei giorni seguenti, così da potere mettere a confronto la sua versione con quella di Fasolo. Nel frattempo gli inquirenti hanno anche voluto far luce su molte decisioni del presidente del Tribunale di Imperia, non solo in merito alle misure cautelari verso i pregiudicati, ma anche sulle sentenze pronunciate in processi civili (fallimenti, questioni ereditarie) che riguardano alcuni malavitosi e le loro famiglie.
Dalle dichiarazioni degli indagati e dalle intercettazioni sono emersi i “gravi indizi di colpevolezza”, rende noto Caselli in un comunicato. Boccalatte, Fasolo e Sansalone avrebbero fatto capire a un detenuto di avere delle buone entrature con un magistrato del tribunale di sorveglianza di Genova, promettendogli la detenzione domiciliare in cambio di soldi. Un altro episodio simile è contestato ancora a Fasolo e Sansalone. Andreacchio avrebbe invece promesso a Boccalatte del denaro nel caso in cui il giudice avesse adottato un provvedimento di sorveglianza favorevole.
Il Consiglio superiore della Magistratura ha già sanzionato il giudice il 14 aprile scorso decidendo per il suo trasferimento d’ufficio alla Corte d’appello di Firenze su richiesta della Procura generale della Corte di Cassazione. Invece Fasolo, che in quanto autista di un magistrato è dipendente del Ministero di Giustizia, non era mai stato allontanato dopo una condanna per ricettazione.
Per i magistrati torinesi Andreacchio e Sansalone non sono gli unici ad aver beneficiato dei favori di Boccalatte e per questo motivo l’inchiesta andrà ancora avanti.