Probabilmente gli storici, nel futuro, non riserveranno neanche una riga dei loro tomi a Scilipoti. Fiumi di inchiostro saranno versati invece sulla Primavera Araba, la “rivoluzione francese” del mondo arabo.
Se ci pensate, è pazzesco: stiamo vivendo la storia in presa diretta. Per la prima volta una protesta in cui si chiedono diritti e democrazia, è partita dal “Terzo Mondo” e si estende al primo. C’era chi diceva che la cultura islamica fosse di per se stessa inconciliabile con la democrazia. Niente di più falso: le geste degli egiziani sono già da esempio per i paesi dell’occidente.
Ora la bandiera è passata a Madrid: migliaia di giovani Indignados chiedono in piazza Puerta del Sol “Democracia real ya”, “Democrazia reale adesso!”. Urlano “Noi la crisi non la paghiamo”; vogliono una politica davvero partecipata, una lotta senza quartiere alla disoccupazione giovanile (al 40 per cento in Spagna, al 30 in Italia), una riforma del welfare, un’Unione Europea che si occupi di cittadini, non di finanza e banche.
Da Madrid il testimone della protesta sta arrivando in queste ore in Italia. Usando Internet, come nel resto del mondo, per incontrarsi e coordinarsi, è partito il tam tam. La protesta ha già un nome: “Italian Revolution – Democrazia reale ora”. Si diffonde dalle pagine del Popolo viola (qua e qua), sulla neonata pagina Facebook che conta già alcune migliaia di iscritti e su Twitter (con il tag #italianrevolution).
L’appello punta a diventare virale: “Chiediamo che anche in Italia nasca una concentrazione spontanea nelle piazze principali del nostro Paese, volte a reclamare un cambio politico e sociale in tempi brevi. Tramite i social network e il passaparola possiamo farcela. Diffondete queste notizie e create pagine in ogni città italiana, inviate Sms e scendiamo tutti in piazza, ORA”.
Al momento gli appuntamenti in programma per domani (tutti intorno alle venti) sono: a Bologna, in Piazza Nettuno; a Torino, in Piazza Castello; a Milano, in Piazza Duomo; a Firenze, in Piazza Santa Croce; a Roma, in Piazza di Spagna; a Padova, al Prato della Valle; a Pisa, in Piazza Garibaldi; a Palermo, al Teatro Massimo.
Ne Il Dottor Zivago, Boris Pasternak racconta la rivoluzione d’ottobre nella Russia di inizio secolo. Il capolavoro dello scrittore russo mostra come le speranze, i drammi, il caos di una rivoluzione, si intrecciano con la vita quotidiana di ognuno, gli amori, le faccende di ogni giorno. Oggi tutto è diverso, si chiede democrazia e futuro: il comunismo è rimasto nel novecento e se a Piazza Tahrir non sventolavano simboli islamici, a Madrid non si è vista nessuna falce e martello.
Mentre molti pensano che tutto sia come prima, il vento cambia, la storia incalza: il fiume carsico dello spirito critico e della partecipazione che si è ingrossato in questi anni su Internet, ora cerca piazze per sgorgare libero.
È solo un inizio, certo. Ma quanti aspettavano soltanto che tutto cominciasse?