Qualche giorno fa, proprio su questo blog, avevamo annunciato il piano straodinario messo a punto da Berlusconi per tentare di ribaltare i ballottaggi attraverso un broglio mediatico. Non erano mancati i commenti di quelli che: “Non facciamo allarmismo, stiamo calmi, questa volta Berlusconi non si farà vedere, cambierà stile, si travestirà da presidente sobrio e istituzionale, cercherà di incastrare De Magistris e Pisapia sulle questioni di merito…”, infatti è andata proprio così!

Prima Bossi ha definito Pisapia un matto, poi Lettieri, l’amico di Cosentino, ha chiamato forcaiolo de Magistris, quindi hanno evocato zingaropoli, il leoncavallo, la droga, il terrosimo… Il colpo finale è arrivato ieri sera con il comizio a reti semiunificate di Berlusconi, un colpo di mano, una violazione delle regole, per di più senza contraddittorio alcuno, senza domande, senza diritto di replica.

Questa mattina Bersani si è recato davanti alla sede dell’Autorità di garanzia delle comunicazioni per reclamare il rispetto delle norme. Bene, benissimo, ma da lì non bisognerà muoversi sino a quando la legalità non sarà rispettata e poi bisognerà andare davanti alle sedi di Mediaset e della Rai e chiedere ai dirigenti di fare il loro mestiere oppure di andarsene. In particolare, il servizio pubblico non può cavarsela con qualche generico invito al pluralismo.

Ieri sera il Tg1 e il Tg2 si sono resi complici di una violazione annunciata, hanno fatto da palo e da complici, gli stessi dirigenti sapevano e non hanno fatto nulla, gli altri hanno fatto finta di essere altrove. Chi pagherà la multa inevitabile? Perchè dovranno essere i cittadini a contribuire alle spese elettorali di Berlusconi? Perchè gli arbitri non rassegnano le dimissioni nelle mani delle massime autorità dello Stato, denunciando la loro impossibilità o incapacità di opporsi alla violenza del conflitto di interessi?

Lo stesso vale per i giornalisti, anche per quelli che si autodefiniscono buoni. Perchè tacciono, al di là delle immediata reazione dei dirigenti della Fnsi e dell’Usigrai? Perchè non si apre un confronto redazione per redazione, sino a quando potranno fingere di non vedere che si stanno consumando delle violazioni che colpiscono al cuore l’articolo 21 della Costituzione e lo stesso libero esercizio del voto? Non basta quello che è accaduto per incrociare le braccia?

Di fronte a tutto questo non ci possono esserci alibi per nessuno, non possono essere solo i montatori della sede Rai di Milano a far sentire in modo pubblico il loro sdegno e persino la vergogna per un servizio pubblico ridotto alla funzione di zerbino del proprietario della concorrenza? Non si tratta di schierarsi per questa o quella parte, ma di schierarsi dalla parte della Costituzione, delle leggi, del contratto di lavoro che fanno obbligo di garantire, in campagna elettorale, una situazione di parità tra le forze politiche e i contendenti, in particolare nella fase del ballottaggio.

In queste ore tutti abbiamo pianto Roberto Morrione, un coraggioso giornalista che ha combattuto con uguale forza il tumore che lo aveva colpito e il tumore delle mafie e dell’illegalità che aveva e ha copito l’Italia. Proprio Morrione ci aveva insegnato che di fronte all’arbitrio e alla prepotenza c’è un diritto-dovere alla resistenza, alla ribellione, all’ordine ingiusto, alla tutela della propria dignità personale e collettiva.

Chi non ci sta, chi non vuole piegare la schiena, chi ha orrore per questa melma ha il dovere di reagire, anche da solo. Sarà bene farlo ora, prima che le ronde mediatiche e politiche portino a compimento il loro sporco lavoro.

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