Il settimanale cattolico attacca Berlusconi e le sue cinque interviste televisive di ieri. L'Agcom si riunisce lunedì. Il presidente della Rai: "Un conto è dare una notizia. Altro discorso è consentire che questa notizia diventi poi una sorta di comizio"
Nell’attesa di capire se le menzogne sortiranno lo sperato effetto elettorale, la serata Urbi et orbi del presidente del Consiglio è riuscita a ricompattare un unico fronte di opposizioni. Non contro Berlusconi e il suo governo, ma contro il degrado e l’abuso che questi stanno portando nelle istituzioni e nel servizio pubblico.
Per il settimanale cristiano, le cinque interviste fotocopia (più due alla radio e una ad una televisione locale) andate in onda ieri sono il segno della acquiescenza del servizio pubblico al volere del capo, una “brutta pagina per l’Italia” in cui il “giornalismo italiano si genuflette” ai voleri di Berlusconi.
La sensazione di totale uniformità è stata tale da fare infuriare l’Usigrai, proprio mentre le voci di scioperi e dissensi dentro le testate del servizio pubblico si fanno più insistenti: “Eventuali multe dell’Agcom – dice una nota del segretario Carlo Verna – comporteranno ulteriori tagli per raggiungere la parità di bilancio, obiettivo dichiarato dal nuovo direttore generale Lorenza Lei. Sia chiaro paga chi sbaglia.”Ieri il Tg1 è stato scandaloso, ma è apparso asservito a diktat, nonostante il tentativo di recupero almeno del pudore, pure il Tg2. Un tale stato di cose non può essere accettato”. Da qui la richiesta di dare “lo stesso spazio con le stesse modalità alle opposizioni di destra e di sinistra” di quello dato al premier Berlusconi.
“Pur ritenendo che la via maestra sia un intervento del nuovo direttore generale Lorenza Lei”, scrive Verna nella nota, “l’Usigrai difenderà, motivandolo, il ritiro della firma di chi lo voglia in base alle norme contrattuali nel momento in cui i direttori dovessero proporre nei giornali scalette che violano la legge. In generale gli ordini illegittimi possono essere disattesi”. E aggiunge: “Sottolineo quel che scrive l’Agcom (cui ricordiamo che la norma senza sanzione e’ inefficace) nella delibera 224/11: ‘la rappresentazione delle diverse posizioni politiche nei telegiornali non è regolata, a differenza della comunicazione politica, dal criterio della ripartizione matematicamente paritaria degli spazi attribuiti, ma deve conformarsi al criterio della partità di trattamento, il quale va inteso propriamente, nel senso che situazioni analoghe debbano esser trattate in maniera analoga, al fine di assicurare in tali programmi l’equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche ed il corretto svolgimento del confronto politico su cui si fonda il sistema democratico’”. Ciò, ha concluso Verna, “non è accaduto consentendo i comizi di Berlusconi, ora la parità andrebbe garantita dando lo stesso spazio, con le stesse modalità alle opposizioni di destra e di sinistra. Sia l’ultima settimana della campagna elettorale la settimana dell’orgoglio del servizio pubblico, quell’orgoglio che ci ha consentito di sfiduciare, unico caso nella storia delle relazioni sindacali in Italia, il precedente capo azienda”.
L’Agcom, dal canto suo, non poteva rimanere a guardare e ha annunciato la richiesta di chiarimenti.
‘La commissione servizi e prodotti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si riunirà lunedì per valutare la situazione e prendere eventuali deliberazioni”. Lo ha detto stamattina il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò, parlando ai manifestanti del sit-in di protesta davanti alla sede dell’Agcom.
“Gli uffici – ha detto ancora Calabrò – stanno lavorando e monitorando ora per ora la situazione. Abbiamo anche inviato una lettera di richiesta di chiarimenti a Rai e Mediaset”.
E nel pomeriggio si è fatta sentire anche la voce di Paolo Garimberti, presidente della Rai. “Un conto è dare una notizia, e il primo commento del Presidente del Consiglio ai risultati delle amministrative certamente lo era. Altro discorso – dice Garimberti – è consentire che questa notizia diventi poi una sorta di comizio, per giunta senza un’adeguata compensazione con opinioni di altri candidati. Questo – ed è ben noto – nessun giornalista dovrebbe mai permetterlo, meno che mai i giornalisti del servizio pubblico che devono sempre avere chiara la missione fondamentale che è affidata loro: informare e dare al cittadino la possibilità di avere un panorama completo delle opinioni. Alla luce di quanto accaduto, è necessario che la Rai – per adempiere appieno alla sua missione di Servizio Pubblico – riequilibri tempestivamente – conclude il presidente – dando spazio, sui temi delle amministrative, a punti di vista di candidati o leader di partiti diversi da quello del Presidente del Consiglio”.