No, non c’è più religione.
Era il 5 gennaio 2005 quando l’onorevole Baldwin Spencer, primo ministro di Antigua e Barbuda, nel suo messaggio alla nazione, aveva il piacere di annunciare che il ministro delle Finanze e dell’economia, l’onorevole dottor Errol Cort, era ritornato da Roma alla vigilia di Natale con la conferma ufficiale di una consistente riduzione del debito di Antigua, un accordo per milioni di dollari, concluso con l’italiana Sace.
Da tener presente che la Sace, Servizi assicurativi del commercio estero, è un’Agenzia di credito all’esportazione, controllata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle finanze italiano, che assume in assicurazione i rischi a cui sono esposte le aziende italiane nelle loro transazioni internazionali e negli investimenti all’estero. Quindi i suoi accordi transattivi sono di interesse per tutti i contribuenti italiani.
Il dottor Errol Cort, protagonista con l’onorevole Aziz Hadeed degli accordi conclusi con Sace, ha in seguito cambiato ministero e ricopre attualmente la carica di ministro della Sicurezza Nazionale di Antigua e Barbuda. Siamo nel 2011 e sono passati soltanto sei anni dalla cancellazione del debito, ma pare che l’ingrato ministro abbia intenzione di attivarsi per far approvare al più presto una legge che permetta alle forze dell’ordine di intercettare e ascoltare le telefonate dei cittadini perché, “nei paesi dove questa pratica è ammessa, si sa che essa è stata di enorme beneficio” nella lotta contro il crimine, permettendo di “arrivare a delinquenti incalliti che altrimenti non sarebbero mai stati raggiunti”.
Le intercettazioni telefoniche sono attualmente illegali in tutti i paesi dei Caraibi fatta eccezione per Jamaica, St. Lucia, St Kitts and Nevis e Trinidad & Tobago, ma il ministro di Antigua ha specificato che l’introduzione della nuova legge avverrà con la dovuta cautela, ponendo in atto i necessari pesi e contrappesi, in modo tale che la polizia non ne abusi per cogliere l’occasione di spiare e controllare i cittadini a piacimento, creando uno strumento che andrebbe ben al di là dello scopo ufficiale, che è quello della lotta contro il crimine. Secondo il dottor Cort il provvedimento non è imminente, ma sarà preceduto da studi e consultazioni.
Poco convinto dell’efficacia di avviare le intercettazioni ad Antigua si è dichiarato il consulente politico Isaac Newton, non tanto per lo strumento in sé, ma per il modo in cui potrebbe venire impiegato in un Paese di “dimostrata immaturità politica”, e cioè a scopo di lotta politica più che di lotta alla criminalità. Newton non vede la necessità di sottrarre ai cittadini un pezzo di libertà in un’isola dove i delinquenti, per parlarsi e accordarsi a tu per tu, non hanno bisogno di fare più di mezz’ora di strada, anche nell’ipotesi più sfavorevole.
Chi invece si è dichiarato sicuro della necessità delle nuove tecnologie è Neal Parker, Deputy Police Commissioner di Antigua, organizzatore, la settimana scorsa, del ventiseiesimo convegno dell’Associazione dei Commissari di Polizia Caraibici (Accp), che ha visto riuniti nell’isola i capi delle polizie di tutti i paesi dei Caraibi per discutere sul tema “Sfruttare la tecnologia per meglio far rispettare la legge”, che prevedeva, ovviamente, anche l’argomento intercettazioni.
Poichè ministro e commissario sono dello stesso parere è facile prevedere che, presto, nemmeno ad Antigua si potrà più parlare con tranquillità al telefono. Il premier italiano Silvio Berlusconi che, a Milano, al seggio elettorale, ha recentemente dichiarato: “Non ho il telefonino per eccesso di controlli“, è avvisato: purtroppo neppure nella sua villa di Nonsuch Bay potrà sfuggire alla maledizione delle intercettazioni, perchè ormai anche Antigua è destinata ad uscire dal novero dei paesi civili (“Tutte le volte che allungo la mano sul telefono non mi sento di vivere in un paese civile in cui è garantita la inviolabilità delle conversazioni”) e forse anche dei paesi seri (“In un paese serio le intercettazioni non vengono utilizzate, né tantomeno pubblicate sui giornali”).