Un serpentone di dieci chilometri dalla Sicilia al Piemonte, organizzato dal comitato 'Vota sì per fermare il nucleare'. Migliaia i partecipanti, per gli organizzatori "segno che, nonostante la disinformazione e la censura e il tentativo in corso alla Camera di far saltare la consultazione senza dare l’addio al programma atomico, gli italiani non abboccano"
La catena umana che ha idealmente attraversato l’Italia è cominciata stamattina da Palma di Montechiaro, in Sicilia, seguita nel pomeriggio da Caorso, in provincia di Piacenza, dove 3mila persone sono scese in piazza e, unite in un serpentone, hanno raggiunto la centrale nucleare dismessa dove è tuttora in corso lo smaltimento delle scorie radioattive. Un successo, secondo gli organizzatori: nei loro calcoli, per coprire il percorso di due chilometri dal paese al sito servivano 1800 partecipanti. “Siamo in un luogo simbolo del fallimento del nucleare in Italia – ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente e del comitato – per ribadire l’importanza di questo referendum”.
A seguire, Chioggia – uno dei siti giudicati idonei a ospitare nuovi impianti atomici – dove la catena umana ha colorato con le bandiere gialle del comitato quasi quattro chilometri di spiaggia. E ancora i cortei di Saluggia – nei pressi del deposito di combustibile irraggiato del vercellese – di Scanzano – indicata nel 2003 come sede del deposito nazionale delle scorie – di Termoli, dove 150 manifestanti si sono stretti intorno al Castello Svevo. La conclusione della lunga catena di oggi si è avuta a Nardò, nel leccese, e alla foce del fiume Sele, a Salerno: entrambi luoghi candidati a ospitare una centrale. La vera coda arriverà però domani, con la manifestazione conclusiva a Montalto di Castro.
Soddisfatto il comitato, secondo cui le numerose adesioni sono “segno che, nonostante la disinformazione e la censura e il tentativo in corso alla Camera di far saltare il referendum senza dare l’addio al programma atomico, gli italiani non abboccano”.