Continuano le denunce del regime nei confronti della Nato. Adesso l’alleanza è accusata per i ripetuti raid di queste settimane – continuati stanotte – sul porto della capitale libica Tripoli e, soprattutto, sulla residenza di Muammar Gheddafi a Bab Al Aziziya. Continui attacchi, secondo i lealisti, che si aggiungono all’assedio marittimo denunciato ieri, dopo la distruzione da parte della coalizione di otto navi. Che da Tripoli definiscono “non militari”, aggiungendo che i raid provocano una crisi umanitaria, per il blocco degli aiuti ai civili.
Ma se sul fronte militare i passi in avanti degli occidentali non sembrano decisivi, più veloce è la strada della diplomazia. Catherine Ashton, responsabile della diplomazia europea, si trova in visita a Bengasi, roccaforte dei ribelli e sede del Consiglio nazionale transitorio, per inaugurare una sede di rappresentanza europea in uno degli alberghi della città. Compito dell’ufficio dell’Ue sarà fornire appoggio all’opposizione dei cittadini libici al regime, sostenere la riforma della sicurezza e offrire aiuto nei settori chiave della sanità e dell’istruzione. Ashton incontrerà anche il presidente del Cnt, Mustafa Abdul Jalil.
La missione internazionale però non dovrà vedersela solo con le resistenze del regime a lasciare il potere. Adesso ad attaccare la Nato è anche Al Qaeda, che però condivide la battaglia dei cittadini libici. Ayman Al Zawahiri – numero due dell’organizzazione fino alla morte di Bin Laden – ha condannato l’intervento multinazionale in Libia il cui obiettivo, secondo il leader egiziano, “è mettere fine al regime corrotto di Muammar Gheddafi per rimpiazzarlo con i propri ideali”. Da parte dell’Alleanza c’è la volontà, inoltre, di “rubare le risorse e i tesori della Libia – ha aggiunto Al Zawahiri – per avidità e interessi politici”. Il sessantenne medico egiziano ha quindi rivolto un appello ai suoi compatrioti perché aiutino i libici nella loro lotta, “dopo che i governi hanno fallito nel proteggere la popolazione dai crimini di Gheddafi”. Il leader ha poi esortato i cittadini sauditi e dello Yemen a unirsi alle proteste nel mondo arabo.
Novità infine sulla situazione dei civili libici feriti e ricoverati in Italia. Torneranno domani a Bengasi, 19 dei 25 feriti libici ricoverati a Roma, all’ospedale San Camillo-Forlanini. Sono tutti giovani e hanno riportato ferite da schegge e proiettili, e fratture agli arti provocate negli scontri con le truppe di Gheddafi. Per qualcuno di loro la degenza si prolungherà oltre lunedì a causa della gravità delle condizioni cliniche. La missione a cui partecipa l’ospedale romano prevede che, una volta riportati a casa i pazienti nelle condizioni migliori, in Italia arrivino altri feriti libici e si dia il cambio, facendoli rientrare, ai due medici che hanno trascorso in Libia le ultime due settimane.