Nel pacchetto anche la moratoria sulle centrali da realizzare in Italia già approvata al Senato tra le polemiche: così l'esecutivo evita l'esito del referendum del 12 e 13 giugno. Quando si deciderà anche sul legittimo impedimento
La conferenza dei capigruppo ha fissato per domani l’inizio della discussione alla Camera, su richiesta del Pdl che ha giustificato il voto di fiducia per i “tempi ristretti”, ha detto Elio Vito. Il testo del decreto è lo stesso uscito dal Senato, con la moratoria sul nucleare, il reintegro del Fus, l’aumento delle accise sui carburanti. Su richiesta di Roberto Giachetti, del Pd, il ministro ha poi chiarito che la fiducia è stata autorizzata dal consiglio dei Ministri il 19 maggio.
Immediata la levata di scudi da parte dell’opposizione, in particolare per quanto riguarda la moratoria sul nucleare. “Nelle norme che l’esecutivo vuole imporre non c’è nessun abbandono del piano nucleare ma solo un rinvio per evitare il giudizio dei cittadini che, come già dimostrato dal voto in Sardegna, è nettamente contrario al ritorno delle centrali nucleare in Italia”, ha detto Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Partito Democratico, osservando che “siamo di fronte all’ennesimo tentativo di scippo del voto ai cittadini che non avrà successo dal momento che si tratta solo di un espediente che non cambia la sostanza delle cose”. Secondo Massimo Donadi, presidente del gruppo Idv alla Camera, la fiducia “è un doppio schiaffo: al parlamento e ai cittadini”. Al parlamento “perché non si può mettere la fiducia su un provvedimento che, una volta tanto, è di una certa importanza. Ed è uno schiaffo ai cittadini perché si tenta di scippargli il diritto di esprimersi con il referendum. Un tentativo che non andrà a buon fine perché la Cassazione non potra’ far altro che ribadire la validita’ del referendum, in quanto il governo, con questa legge, non rinuncia al suo nefasto piano nucleare. Questa fiducia – conclude il capogruppo Idv – è l’ennesima dimostrazione della estrema debolezza del centrodestra, che sa di non essere piu’ maggioranza nel Paese e teme ogni giorno di più il voto parlamentare”.
La “chiama” alla Camera inizierà domani alle 15.10. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo, che ha fissato alle 13,45 l’inizio delle dichiarazioni di voto da parte dei gruppi. Dopo la doppia “chiama” nominale e l’annuncio del risultato sulla fiducia, inizierà l’illustrazione degli ordini del giorno che si protrarrà per tutto il pomeriggio e probabilmente proseguirà nella giornata di mercoledì. Seguirà il voto finale sul decreto. Per domani mattina alle 10 è stato fissato il termine per presentare gli ordini del giorno. L’incertezza sui tempi, hanno spiegato Gianluca Galletti (Udc), Michele Ventura (Pd) e Simone Baldelli (Pdl) dipende dalla mancanza di accordo tra i gruppi sul voto sugli ordini del giorno. La maggioranza ha negato l’assenso alla diretta televisiva sulle dichiarazioni di voto, richiesta dal Pd, al che quest’ultimo non ha dato un impegno sui tempi del voto sugli ordini del giorno.
Intanto, oggi pomeriggio alle 15, ha preso il via il presidio permanente davanti a Montecitorio a “difesa della democrazia, del diritto al voto e all’informazione”. L’iniziativa è organizzata dai Comitati referendari “Vota sì per fermare il nucleare” e “2 sì per l’acqua bene comune” contro il decreto omnibus: “Una norma che prende in giro gli italiani con un finto addio al programma atomico e punta a cancellare il quesito sul nucleare sottraendo ai cittadini il diritto a scegliere sul loro futuro”, allo stesso modo “il governo sta tentando di depotenziare i referendum sull’acqua, proponendo la creazione di fantomatiche autorita’ garanti”. La mobilitazione proseguirà anche per l’intera giornata di domani.