Politica

Vaticano, Agcom, Montezemolo <br/> Tutti contro Silvio Berlusconi

Il presidente della Cei definisce "inguardabile" il dibattito politico. L'ex presidente di Confindustria definisce la campagna elettorale del Pdl come "una guerra civile a bassa intensità". In serata poi il carico da novanta dell'Agcom che per i video-messaggi del premier ha multato Tg1,Tg2 e i tg Mediaset

Silvio Berlusconi è sempre più solo. E chi, fino a ieri, teneva un basso profilo, ora esce allo scoperto e tira bordate al Cavaliere. E così la giornata di oggi manda in archivio tre sberle non indifferenti. Nel pomeriggio inizia il presidente della Cei il cardinal Angelo Bagnasco che definisce “inguardabile” la politica di oggi, ridotta “a recita scontata e noiosa”. Bagnasco non lo dice, ma appare evidente il riferimento ai toni barricaderi che tra Napoli e Milano tengono in scacco i ballottaggi di questo fine settimana. Parole anticipate da quelle di Giorgio Napolitano che in mattinata rileva un grado troppo alto di “partigianeria” nel dibattito. La cronaca è stringente. E così poche ore dopo, tocca all’ex presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo gettare benzina sul fuoco delle critiche. “Il centrodestra ha scelto la strada di una guerra civile a bassa intensità”. Parole che inquietano e che riportano agli anni della Strategia della tensione. Non è finita. Perché in serata arriva il carico da novanta dell’Agcom che per il comizio elettorale a reti unificate del premier sanziona con 100mila euro ciascuno Tg2, Tg5 e Studio Aperto. La multa sale a 258mila euro per il Tg1 di Augusto Minzolini e il Tg4 di Emilio Fede, perché giudicati ”recidivi”.

Insomma, il Cavaliere sembra sempre più solo al comando di una nave che se non affonda, naviga certamente in cattive acque. Iniziamo allora dalla fine. Ovvero dalle parole dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni “che – si legge in una nota – ha esaminato la situazione determinatasi nella giornata di venerdì 20 maggio, nella quale si è avuta la trasmissione, in prime time, da parte dei notiziari Tg1, Tg2, Tg5, Tg4 e Studio Aperto, di interviste al presidente del Consiglio. Considerate le osservazioni pervenute da Rai e Mediaset, la Commissione ha ritenuto che le interviste, tutte contenenti opinioni e valutazioni politiche sui temi della campagna elettorale, ed omologhe per modalità di esposizione mediatica, abbiano determinato una violazione dei regolamenti elettorali emanati dalla Commissione parlamentare di Vigilanza e dall’Agcom”. Giustizia è fatta? Non per il direttore del Tg1 Augusto Minzolini che si definisce “esterrefatto” e quello del Tg5 Clemente Mimun che parla di “una decisione inaudita” presa dall’Authority.

Le parole del cardinal Bagnasco, invece, tengono fermo il punto sulla “rissa” che “stanca la gente”. E del resto licenze “politiche” il presidente della Cei le aveva già prese il 18 maggio scorso, quando, durante un’omelia officiata a Lampedusa, aveva attaccato frontalmente il Cavaliere: “Sono venuto a Lampedusa per incrociare il vostro sguardo e per dirvi grazie: la vostra accoglienza fatta di gesti semplici è un esempio per quanti parlano molto e fanno poco”. E se il Vaticano parla di “rissa”, Montezemolo sceglie la strada degli aggettivi definendo “becero” e “confuso” il “populismo di oggi”. Quindi il seguito: “Stiamo assistendo una volta di più alla peggiore campagna elettorale, fatta di veleni, di contrapposizioni, fuori dai problemi veri, credo sia proprio quello che gli italiani non vogliono”.  Insomma, la strada del presidente del Consiglio è sempre più in salita. Pressato dal suo stesso partito e tirato per la giacchetta dalla Lega nord. Criticato dalla Chiesa e con la prospettiva di perdere consenso tra i cattolici. E, infine, sferzato dalle parole del capo della Direzione nazionale antimafia Piero Grasso per il quale è “impossibile dialogare” con chi definisce “cancro” la magistratura.