C’è sicuramente un legame fra il crollo di consensi a Berlusconi e il flop della trasmissione condotta da Sgarbi costata alla Rai, e quindi ai contribuenti, cifre notevoli con le quali si potrebbero far lavorare molti giovani disoccupati per vari anni. Quello che in entrambi i casi viene rigettato è infatti il tentativo di imporsi, mediante un uso spregiudicato e massiccio del mezzo televisivo, come modelli sociali. Quali sono le caratteristiche di tali modelli, che per lungo tempo sono parsi in singolare e solida sintonia con alcune delle più discutibili caratteristiche nazionali italiche?
Fondamentalmente due e cioè l’individualismo estremo e il narcisismo spinto, che del primo appare la principale proiezione sul piano psicoanalitico. C’è voluta indubbiamente una pazienza senza limiti per consentire al popolo italiano di sopportarli per troppi anni. Ma ora, fortunatamente, pare che anche le riserve di tolleranza degli italiani, che si sono spinte al limite del masochismo puro, stiano finendo.
Ed ecco quindi che i due personaggi, di fronte al pericolo di essere rimossi dagli schermi televisivi e quindi dalla realtà, tirano fuori le unghie. Se il primo si scatena occupando ogni possibile spazio mediatico in evidente violazione delle normative che governano l’uso dei mezzi di comunicazione di massa, il secondo minaccia la stampa indipendente, colpevole di aver riferito correttamente i suoi legami con tale Giuseppe Giammarinaro, definito dagli organi competenti alla repressione della criminalità “esponente della borghesia mafiosa”, e chiede ben dieci milioni di euro di risarcimento danni al Fatto quotidiano.
Si tratta di richiesta evidentemente sprovvista di qualsiasi fondamento giuridico e di fatto. E’ infatti non solo diritto ma un preciso dovere della stampa informare i cittadini delle attività condotte dagli organi investigativi, tanto più se tali attività riguardano personaggi che si sono posti al centro dell’attenzione pubblica. Risulta quindi la fattispecie la piena conformità ai tre principi, posti dalla giurisprudenza della Cassazione, dell’interesse pubblico, della verità e della continenza. Anche la Corte europea dei diritti umani si è sempre espressa a favore della libertà d’informazione condannando da ultimo in ben due occasioni la Bulgaria, che aveva punito alcuni giornalisti per presunta diffamazione.
E’ quindi certo che anche la richiesta dei legali di Sgarbi, come già i suoi noiosi programmi televisivi, si concluda in un flop. Ed è auspicabile che tali fallimenti e uscite di scena preludano a quelli dell’altro, ben più pericoloso, Narciso, che occupa da troppi anni la scena nazionale.
Beninteso, purché gli Italiani riescano a liberarsi di un altro carattere negativo, e cioè il servilismo nei confronti dei potenti. Da questo punto di vista lascia ben sperare l’atteggiamento delle giovani generazioni non più disposte a delegare il proprio futuro a un ceto politico assolutamente screditato. A tale proposito dobbiamo rendere omaggio al giovane Giuseppe Gatì, un ragazzo onesto e lavoratore, che intervenne coraggiosamente contro la nomina di Sgarbi, venendo per questo indebitamente maltrattato e messo a tacere e che morì in seguito in un incidente sul lavoro sul quale forse occorrerebbe qualche supplemento di indagine, dato che si trattava di persona che si era esposta con le sue coraggiose prese di posizione in una zona nella quale non mancano certo i precedenti di eliminazioni a carattere mafioso.
Concludiamo quindi con le sacrosante parole di Giuseppe:
“E’ arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continua a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci. Questa è la mia terra e io la difendo, e tu?”