L'avvocato del critico d'arte ha chiesto al nostro sito e giornale di rettificare alcuni articoli che parlano dei rapporti tra Sgarbi e Pino Giammarinaro. Nel mirino soprattutto un post dell'eurodeputata siciliana. Peccato che dove si parli di "ex latitante, peraltro già condannato per concussione e peculato e oggi indagato per riciclaggio”, ci si riferisca a Giammarinaro e non a Sgarbi
Qualche ora fa Il Fatto Quotidiano ha pubblicato sul proprio sito internet la lettera con cui l’avvocato Giampaolo Cicconi, legale di Vittorio Sgarbi, “invita e diffida alla immediata rettifica delle false notizie, nonché alla cancellazione delle pagine sopra citate che offendono gravemente l’onore ed il decoro del mio cliente e la reputazione del Comune di Salemi”.
Uno dei problemi maggiori di Sgarbi pare essere il mio articolo dal titolo “Sgarbi e le amicizie pericolose a Salemi”.
Ecco infatti cosa scrive l’avvocato:
“In ordine al primo articolo, a firma dell’On. Sonia Alfano, esso risulta offensivo dell’immagine del mio patrocinato – ivi descritto come un amico dei mafiosi, nella specie di Giammarinaro -; inoltre, sempre secondo l’autrice, Sgarbi dovrebbe – per il suo comportamento – “smettere la carriera politica”, con conseguente auspicio che la Rai annulli “immediatamente ogni contratto con un pregiudicato” (cioè Sgarbi) “amico di un ex latitante, peraltro già condannato” (anche in questo caso l’aggettivo è riferito a Sgarbi) ‘per concussione e peculato e oggi indagato per riciclaggio’.
Orbene, a tale proposito, risulta doveroso sottolineare che Sgarbi, nell’inchiesta su Giammarinaro, non risulta né indagato per riciclaggio e né risulta (mai) essere stato condannato per concussione e peculato”.
Ora, sinceramente, mi sento in forte difficoltà a dover fare l’analisi logica del periodo sotto accusa a beneficio di un avvocato. Ma devo farlo, e non per difendermi, ma per il gusto di farlo. Se intende sporgere denunce, querele, diffide e quant’altro, il signor Flop, lo faccia pure, a patto che se perde mi dia un quinto di quanto mi chiede.
Nel mio articolo, cito testualmente, si dice:
“Un quadro che dovrebbe, e lo farà, mettere fine alla carriera politica di Sgarbi e si spera serva alla Rai per annullare immediatamente ogni contratto con un pregiudicato (qui mi riferisco ovviamente alla condanna, passata in giudicato, per falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato per produzione di documenti falsi e assenteismo; è tecnicamente un truffatore. E’ stato condannato anche per diffamazione aggravata; è tecnicamente un diffamatore con l’aggravante), amico di un ex latitante, peraltro già condannato per concussione e peculato e oggi indagato per riciclaggio”.
Non avendo il coraggio di farlo io, mi sono rivolta ad una persona terza. Ho chiamato mia figlia Aurora, che ha 5 anni e mezzo, e le ho chiesto se secondo lei il periodo “peraltro già condannato per concussione e peculato e oggi indagato per riciclaggio” (anche a seguito delle notizie di cronaca) potesse essere riferito a Sgarbi o all’ex latitante. Lei mi ha guardato e mi ha detto: “Anche se vado all’asilo, e non so leggere, credo proprio sia riferito all’altro signore”. “A Sgarbi?”. “Noooo, l’altro signore!!!”.
Suggerisco due cose all’avvocato: di chiedermi scusa per aver insinuato una mia diffamazione ai danni di Sgarbi (mi guarderei bene dal diffamare un diffamatore, anche perché la lista di episodi vergognosi che lo vedono protagonista reale bastano da sé), fraintendendo volutamente le mie parole, e, quando ha questi dubbi, di fare uno squillo a mia figlia, che cortesemente e con garbo lo aiuterà a non fare queste figuracce in nome del suo cliente.