Anche in Emilia la ‘ndrangheta ottiene gli appalti entrando nelle stanze del potere politico. E’ un quadro accusatorio senza precedenti quello che emerge dall’inchiesta della guardia di finanza nel Comune di Serramazzoni, centro di 8mila abitanti sull’Appennino modenese. Il sindaco Luigi Ralenti del Pd, al secondo mandato, è indagato per corruzione e turbata libertà di scelta del contraente in relazione a due commesse pubbliche: il recente ampliamento del polo scolastico (costo 230mila euro) e il project financing da un milione e centomila euro per il restyling dello stadio dove oggi milita la squadra di dilettanti e vent’anni fa segnava i primi goal il futuro campione del mondo Luca Toni.
Nel mirino ci sono i lavori edili affidati a una coppia di società a responsabilità limitata, secondo gli inquirenti riconducibili a Rocco Antonio Baglio, considerato la longa manus della cosca Longo Versace di Polistena (Gioia Tauro), e al figlio Michele, una sorta di direttore di cantiere.
La delicata inchiesta del Pm Claudia Natalini, poi affiancata dal sostituto Giuseppe Tibis, è partita nel luglio scorso dopo l’incendio doloso che ha devastato la villa di campagna di Giordano Galli Gibertini, ex calciatore del Modena titolare di un’impresa edile.
Pochi mesi prima erano stati bruciati anche gli spogliatoi del campo sportivo di Serramazzoni: ignoti avevano impilato le magliette della squadra, versato olio bollente e appiccato il fuoco. Baglio senior è accusato da un lato di aver bruciato la villa del costruttore, potenziale concorrente, e poi di aver trovato un accordo col sindaco Ralenti per l’assegnazione degli appalti. Sono indagati in concorso col primo cittadino l’ingegnere Rosaria Mocella, direttrice della ‘Serramazzoni Patrimonio’, controllata comunale che ha affidato il progetto ad un’associazione temporanea di imprese, e Marco Cornia dell’Ac Serramazzoni, capofila della cordata e già concessionaria dell’impianto sportivo. L’attenzione delle Fiamme gialle, che nei giorni scorsi hanno acquisito centinaia di documenti cartacei e informatici, si è concentrata su un partner dell’Ati, Restauro e costruzioni srl, e una ditta subappaltatrice, Unione group srl.
La prima, con ufficio commerciale a Pisa, è intestata a Giacomo Scattareggia, sotto processo a Reggio Calabria per turbativa d’asta in un’inchiesta della Dda locale sulle ingerenze delle cosche negli appalti del Comune di Condofuri, poi sciolto per mafia. Restauro e costruzioni, di fatto gestita da Michele Baglio, avrebbe spinto per l’assegnazione del subappalto di Serramazzoni alla Unione group di Fiorano, intestata alla madre. Azienda con progetti ambiziosi, come riporta il giornale dell’Accademia europea per le relazioni economiche e culturali: già realizzate le opere relative al parcheggio multipiano dell’ospedale di Baggiovara e gli impianti elettrici dell’aeroporto di Lamezia Terme, mentre sono in fieri il centro servizi per il ciclismo di Formigine, i lavori per uno sponsor della Reggina e per le industrie alimentari di kiwi a Polistena e di olio d’oliva a Cittanova.
Secondo gli inquirenti modenesi Unione in particolare è riconducibile a una vecchia conoscenza dell’antimafia, Rocco Antonio Baglio. Arrivato trent’anni fa in soggiorno obbligato nel distretto ceramico, fu arrestato dal Ros di Bologna nel 1993 dopo il ritrovamento di esplosivo e mitragliatrici a Torre Maina di Maranello. Nell’allora rapporto dei carabinieri Baglio veniva descritto come “elemento di rispetto dell’Emilia Romagna a cui fanno riferimento tutte le cosche che abbiano interessi nella zona”. Abile affarista, non impiegò molto ad allacciare rapporti con i colletti bianchi locali. Su tutti Renato Cavazzuti, ex direttore di filiale della Cassa di Risparmio di Modena e già in Fininvest Programma Italia, poi collaboratore di giustizia che ha fotografato i meccanismi bancari al servizio delle truffe finanziarie.
E l’avvocato Fausto Bencivenga, arrestato coi Baglio nel lontano 1991 per il crac pilotato della modenese Mida’s. In quel procedimento il figlio Michele, interrogato sulla reale gestione della società intestata a un prestanome, disse che era il padre a “interessarsene economicamente”. A vent’anni di distanza, l’indagine dei Pm modenesi Natalini e Tibis si occupa di contiguità nuove in una regione dove le infiltrazioni mafiose nel tessuto economico sono rimaste prive di ‘sponde politiche’.
Anche se l’accusa di corruzione resta da dimostrare – in Procura vige il massimo riserbo circa gli indizi raccolti – gli incontri del primo cittadino con Baglio sarebbero provati. Nei giorni scorsi sono stati ascoltati dai magistrati l’ingegnere Rosaria Mocella e Marco Cornia, presidente della società sportiva che ha investito nella ristrutturazione dello stadio (con un mutuo di 700mila euro del Monte dei Paschi di Siena garantito dalla Serramazzoni Patrimonio).
“Avevo trovato altre due aziende locali ma il bando era talmente ristretto che nessuno aveva i requisiti – ha dichiarato Cornia – così ad un certo punto in Comune mi hanno consigliato i calabresi che avevano già lavorato al polo scolastico. Scattareggia però l’ho visto solo alla firma del contratto”. L’interrogatorio del sindaco Ralenti, che nei giorni scorsi ha assicurato “di aver sempre agito secondo la legge”, è in programma nella giornata di oggi.