“Una struttura delinquenziale stabile” che “oltre a lecite attività” commetteva anche “un numero indeterminato di delitti, di specie diversa, ma sempre mediante ricorso alla forza diretta contro le persone o le cose.” Un sodalizio, quello creato dagli anarchici del circolo Fuoriluogo di via San Vitale 80, che non risulta essersi sciolto. I giovani “militano tuttora in una struttura associativa pienamente operativa e quindi in grado di realizzare il programma delinquenziale avuto di mira”.
Per questi motivi gli anarco-insurrezionalisti arrestati lo scorso 6 aprile restano in carcere, in quanto c’è un “elevato rischio di recidiva”.
Si è pronunciato così il Tribunale del Riesame di Bologna, nelle 40 pagine di motivazione, per l’arresto dei cinque anarchici del circolo Fuoriluogo in seguito alla richiesta di scarcerazione dei difensori degli imputati.
L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata all’eversione dell’ordine democratico. Aggravante, quella dell’eversione, che però il Tribunale ha fatto cadere.
Gli anarchici in carcere dal 6 aprile sono cinque: Stefania Carolei, 55 anni, bolognese; Nicusor Roman, 31, romeno abitante a Bologna; Anna Maria Pistolesi, 36, bolognese; Martino Trevisan, 25, di Bressanone (Bolzano); Roberti Ferro, 25, di Bolzano. Oltre a loro sono state confermate altre cinque misure restrittive. Mentre lo scorso 12 maggio Maddalena Calore è stata arrestata dagli agenti della Digos di Bologna, in esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere emessa dall’autorità giudiziaria del capoluogo emiliano per associazione a delinquere con l’aggravante della finalità di eversione. Era stata identificata dalla Polfer di Firenze, la polizia ferroviaria, in stazione, diretta verso Ferrara, in violazione dunque della misura applicata. La richiesta di aggravamento era dettata anche dalla documentazione ritrovata in possesso della giovane durante una perquisizione a Roma. Materiale definito “di interesse investigativo”.
Nelle motivazioni del Tribunale del Riesame si legge che gli anarchici “promuovevano, costituivano, organizzavano e partecipavano ad un’associazione a delinquere finalizzata al compimento di un indeterminato numero di azioni delittuose con violenza contro persone e cose quali atti di violenza, minacce, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate, danneggiamenti aggravati e danneggiamenti mediante incendio, deturpamento, occupazioni illegittime realizzate in particolare in orario notturno e nel corso o al termine di manifestazioni” non autorizzate.
I difensori degli imputati avevano chiesto il riesame della decisione del Gip Andrea Scarpa, chiedendo l’annullamento dell’ordinanza “per carenza di gravi indizi di colpevolezza”.
“I difensori in sostanza – si legge nella motivazione del Tribunale – non hanno negato che vi sia un’associazione politica che faccia capo al centro di documentazione Fuoriluogo, ma hanno contestato che detta associazione abbia perseguito fini illeciti” perchè secondo loro le attività compiute dai loro assistiti sarebbero inseribili nella “lecita manifestazione delle proprie idealità e della connessa attività di proselitismo”. Sostenendo dunque che le attività sono sempre state adeguatamente pubblicizzate e che pertanto “non sarebbe rinvenibile il carattere di segretezza dell’agire che denota le associazioni a delinquere”.
Ma la corte ha sottolineato come gli anarchici del circolo Fuoriluogo, contrariamente a quelli “aderenti alla Federazione Anarchica Italiana, ritengono che il ricorso alla violenza anche quale modalità propagandistica, sia funzionale al perseguimento degli obiettivi avuti di mira”. E soprattutto che “non è necessaria la segretezza, ben potendoci esser un’organizzazione criminosa i cui partecipanti rendano manifesto il loro agire o scelgano di non adottare alcuna cautela per celare a terzi i proprio intendimenti delinquenziali”.
Oltre a numerosi episodi descritti dalla corte ci sono anche altre attività illegali. Manifestazioni non autorizzate con uso di petardi e scontri con le forze dell’ordine, che “non potevano che essere messi preventivamente in conto”. Il Tribunale afferma che le “azioni violente nel corso di manifestazioni di piazza” dimostrano una “straordinaria spregiudicatezza”, facendo comprendere una ferma e lucida accettazione dell’elevato, protratto ed insistito rischio delle gravi conseguenze del proprio operato per la libertà personale”. Inoltre dalle scelte di ricorrere in “modo sistematico a metodologie violente e illegali nessuno dei cautelati ha preso le distanze”. Anzi numerose sono state le manifestazioni organizzate per esprimere solidarietà ai membri dell’associazione che sono stati sottoposti a controlli o arresti.
Per il gruppo anarchico ricorrere a forme violente in maniera sistematica serve dunque a propagandare e affermare le proprie idee.
Il Tribunale del Riesame ha però ritenuto insussistente l’aggravante della finalità eversiva. Infatti “gli strumenti anche illegali usati per propagandare le proprie idee e realizzare gli obiettivi” delle azioni non sono considerati tali da poter determinare un serio allarme nella popolazione. “Non c’è una palese volontà – si legge – di creare un clima di tensione tanto grave da determinare uno stato di paura nella cittadinanza”.