Dunque, per evitare tutto questo, davanti a fatti semplici, dovete abbandonare qualsiasi presunzione e, che dobbiate condire un’insalata o candidare qualcuno per poi andarlo a votare, dovrete ricordarvi che apparecchierete la vostra tavola e servirete, a voi stessi e agli altri, quel che vi siete preparati con le vostre mani.
Per una buona panzanella, detta in famiglia “la povera”.
Dopo aver ammollato in acqua del pane sciapo, come il nostro toscano, strizzatelo senza eccessi, lasciando al suo interno un po’ di acquosa umidità che si combinerà con l’acquerugiola di maturi e grondanti pomodori. I cetrioli, mi raccomando, scapati e poi pelati dopo aver struscicato le due estremità a cupolina in senso rotatorio sul cetriolo stesso prima di affettarli. Quest’operazione è utile all’addolcimento del frutto e mi è stata insegnata, tanto per cambiare, dalle donne delle mia famiglia. Cipolla rossa a fette grossolane, con foglie di un buon basilico frantumate con le mani, senza usare alcuna lama. Un filo d’olio e qualche goccia di un buon aceto di vino, insieme a una necessaria salatura, vi scateneranno felici endorfine.
Se non l’avete fatto, compratevi una piccola acetiera per versarci tutti gli sgrondini di vino che, senza alcuno spreco, non butterete più via, aggiungendo sapore a sapore in ogni occasione. Se siete accorti, e se ad esempio domenica prossima festeggerete, dopo aver tolto dal piccolo tino un quantitativo per i vostri prossimi o immediati condimenti, aggiungeteci dentro le avanzate bianche e briose bollicine, dandogli così il tempo di maturarsi in rinnovato aceto. Negli anni vi ritroverete un nettare.