Il Cairo, Damasco, Bengasi, Tunisi, Roma, Atene, Londra sono solo alcuni dei luoghi che in questi mesi hanno espresso le loro rivendicazioni di piazza in modo forte e tumultuoso. Il saggio "La rivolta" di Pierandrea Amato, edito da Cronopio, cerca di analizzare proprio le motivazioni che portano al dissenso sociale
Siamo il primo paese al mondo che ha visto gli over 65 superare gli under 15. Secondo l’Istat, nei prossimi dieci anni i ventenni e trentenni italiani verranno per la prima volta superati dai cinquantenni-sessantenni. Dunque i numeri suggeriscono la necessità di alleanze. In questo momento sembrano essere i grandi vecchi a invitare alla rivolta: la rivoluzione evocata da Mario Monicelli prima di morire. Il grido di Stéphane Hessel, ex partigiano francese 92enne, “Indignatevi“. E Luciana Castellina: “Si tende a pensare che la propria generazione sia migliore di quelle che le sono succedute. Se a me piace molto il vecchissimo Hessel, che di anni ne ha 92, undici più di me che pure sono Matusalemme, è proprio perché, anziché chiudersi nella nostalgia del suo passato, lo usa come un altoparlante per mobilitare i giovani cercando di dar loro il massimo della fiducia. E li chiama a tramandare quanto di meglio è stato fatto prima che nascessero.
Ecco la parola che, insieme a indignazione, ribellione e responsabilità, vorrei esaltare: tramandare”. Poi un altro vegliardo, Pietro Ingrao, che scavalca il muro dell’indignazione, perché “non basta”. Anche Massimo Ottolenghi, ex militante di Gl, spiega nel suo libro “Ribellarsi è giusto”: “L’Italia, che è stata nei secoli portatrice di tanti splendori, a partire proprio dai giorni dell’unificazione, è rimasta la bella sognante. Immatura per gestire con efficienza la democrazia parlamentare conquistata con tanto sacrificio. Avvolta dai veli di un’ipocrita indifferenza, assonnata d’attesa, esposta a ogni violenza, abbandonata all’assenza di difensori validi. Circondata da un’élite di scrittori, professori, giornalisti, salvo rare eccezioni, spesso conniventi con il potere per comodo o anche solo per quieto vivere, è rimasta preda del cavaliere nero di turno in attesa che al più presto sparisse, chiamato altrove da quella provvidenza dalla quale si diceva inviato. Comunque un’Italia incapace di trasformare per tempo l’indignazione in azione, di reagire, di sollevarsi in difesa per prevenire.”.
Tra molti vitali novantenni, un filosofo 37enne: Pierandrea Amato che teorizza in un saggio uscito per Cronopio (e subito tradotto in francese): “La rivolta è un’azione politica che inquieta la messinscena della democrazia cui ogni giorno assistiamo”. Come e perché parlare di Rivolta oggi: ne discutono venerdì 27 maggio con l’autore (alle 19, presso la libreria Fandango in via dei Prefetti 22 a Roma) Marco Filoni e Silvia Truzzi.