Ieri nell’ambito di una iniziativa universitaria sul nucleare è nata una importante considerazione. E cioè che avere il nucleare o le fonti rinnovabili è una scelta e come tale determina conseguenze comportamentali e culturali di non poco conto. Con la prima fonte produci con continuità, col sole e col vento ciò non è sempre possibile ed è fondamentale trovare una soluzione per lo stoccaggio dell’energia.
Ma non voglio addentrarmi nella materia, il mio intento è quello di presentare un libro che secondo me fa capire molto bene il concetto di scelta consapevole, perché traccia un quadro molto chiaro. Il suo autore è Renato Riva, ingegnere elettronico, che ha deciso di scrivere 2025 Blackout (Edizioni della Sera, 12 euro) per «impegno civile» e così racconta la storia di Marco, un ricercatore italiano andato in California dove ha scoperto una speciale vernice trasparente, con l’aiuto della nanotecnologia, in grado di catturare l’energia dal sole e trasformarla in energia elettrica con una altissima efficienza.
La storia è intrecciata e appassionante: durante una vacanza Marco si trova in Corsica, un’isola stupenda che ha avviato un progetto di indipendenza energetica dalla Francia nucleare e il piano si basa tutto sul sole, l’idrogeno e biomateriali. Il giovane ricercatore italiano incontra un gruppo di ragazzi tornati sull’isola motivati a completare questo processo che slegherebbe completamente l’isola dalla Francia. Gli spiegano come hanno sempre sotto controllo la produzione di energia, gli mostrano il cervello della loro rete elettrica dove ognuno compra e vende quando lo vuole. Marco, rimasto impressionato, decide di dare una mano ai corsi e insieme cercheranno di far passare il messaggio anche in Italia, nel frattempo diventata una falsa democrazia dove i dissidenti vengono spiati tramite una sofisticata tecnologia in grado di intercettare conversazioni scomode.
Un’operazione difficile dato che il controllo dell’informazione è tutto in mano al Governo che alla base della democrazia ha posto i sondaggi.
Riva con la mente si è proiettato di qualche anno in avanti, il 2025 appunto, dove l’Italia è certamente diversa da quella attuale. Ma a conti fatti questo futuro non è poi così lontano e così quando ho terminato il libro mi sono chiesto: “È possibile un’Italia così? Siamo in grado di affrontare certe scelte?”