Ancora nessun accordo tra le forze politiche greche sulle misure di austerità da introdurre per rispondere alla crisi. Il ministro delle Finanze lancia le privatizzazioni e propone a Deutsche Telecom un ulteriore 10 per cento della società telefonica greca. Dopo quello del Fmi, arriva oggi il richiamo europeo a "fare presto"
Per la Grecia “il tempo sta scadendo”. Il commissario agli Affari economici dell’Unione europea Olli Rehn commenta così l’esito negativo dei negoziati tra i partiti greci sul nuovo piano di austerità necessario al Paese per uscire dalla crisi. Bisogna che la Grecia ”faccia presto” a trovare un accordo politico, ha continuato Rehn. L’annuncio della Ue arriva dopo le dichiarazioni di ieri del presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, secondo cui la Grecia dovrà dare garanzie nell’arco di un anno o, per ragioni legate allo statuto, il Fondo monetario non potrà erogare la nuova tranche del prestito internazionale. Una cifra che ammonta a 110 miliardi di euro. A fare pressione sull’esecutivo guidato da premier George Papandreou è anche il presidente francese Nicolas Sarkozy che oggi – nel corso di una conferenza stampa a Deauville, al termine del G8 – ha spiegato che “se la ristrutturazione del debito significa che un Paese non rimborsa i suoi debiti” allora il governo di Parigi “non accetterà” questa opzione, pensando piuttosto a una revisione delle scadenze.
Sotto la pressione degli ultimi sviluppi, il ministro delle Finanze George Papaconstantinou ha deciso di inviare un segnale di buona volontà ai creditori del governo, che da settimane spingono perché la Grecia faccia presto con le privatizzazioni. Così il ministro ha spedito una lettera a Deutsche Telecom invitandola ad aprire le trattative per l’acquisto di una quota del 10 per cento di Ote – sul 16 totale posseduto dal governo -, la società greca per la telefonia, leader del settore nei Balcani. La compagnia tedesca, che detiene già il 30 per cento della Ote, ha tempo 30 giorni per rispondere. L’operazione di privatizzazione potrebbe concludersi entro giugno e porterà nelle casse dello Stato greco poco più di 400 miliardi di euro.
I cittadini, intanto, prendono spunto dalla Spagna e si organizzano in movimenti “indignati”, simili a quelli dei giovani iberici, e autonomi rispetto alle proteste politiche. Ieri sera, nonostante la pioggia, migliaia di greci si sono radunati nuivamente nella centralissima piazza Sintagma ad Atene e nelle altre grandi città del Paese per manifestare contro le misure di austerità decise dal governo. L’appuntamento, ormai giornaliero, è alle 18.00 locali (le 17:00 in Italia) e subito la gente comincia a battere sulle pentole ed altri utensili da cucina portati da casa. Tra i loro slogan, anche uno rivolto all’Italia: “Fate piano altrimenti svegliamo gli italiani”. Oggi, infine, i dipendenti di tutti i porti della Grecia si sono astenuti dal lavoro per tre ore, occupando simbolicamente gli uffici amministrativi in segno di protesta contro la decisione del governo di procedere alla privatizzazione dei porti di Pireo e Salonicco. Marce e altri scioperi simbolici sono previsti anche per la prossima settimana, in attesa della manifestazione del 4 giugno organizzata ad Atene dalla Gsee, la principale federazione sindacale del settore privato della Grecia.