Politica

Milano, chiusura sotto la pioggia per Pisapia <br/> “Ci credo, riprendiamoci il nostro destino”

Bagno di folla in piazza del Duomo per il concerto evento con cui termina la campagna elettorale. Il candidato del centrosinistra non ribatte agli attacchi della Moratti ma risponde con gli slogan ironici circolati nelle ultime settimane: "Da ieri sera gira anche un’altra battuta molto bella, 'Gigi D’Alessio non ha cantato perché l’ha rapito Pisapia'"

“Noi non cerchiamo rivincite politiche: vogliamo contribuire a costruire un città fatta da noi, per tutti noi. Una città aperta, che sappia guardare al futuro. Una città accogliente. Una città affettuosa”. Giuliano Pisapia chiude la campagna elettorale parlando di Milano, della Milano che vuole realizzare. Evita le polemiche in cui Letizia Moratti e il centrodestra hanno tentato di trascinarlo in questi giorni e scherza sulle menzogne ricordando alcuni degli slogan ironici  nati sulle accuse del centrodestra: “Su Internet ho visto le magliette con la scritta ‘Pisapia ha incastrato Roger Rabbit’. Ho trovato un cortometraggio, un piccolo film bellissimo: ‘Il fantastico mondo di Pisapie’. Da ieri sera circola anche un’altra battuta molto bella: ‘Gigi D’Alessio non ha cantato ieri in piazza Duomo perché l’ha rapito Pisapia’”. Ma soprattutto coinvolge i milanesi, che in 70mila si sono presentati in piazza Duomo, nonostante la pioggia, per il concerto presentato da Claudio Bisio. Con la partecipazione, tra gli altri, di Paolo Rossi, Elio e le storie tese e Daniele Silvestri.

(video di Franz Baraggino e Giovannij Lucci)

La folla sotto la Madonnina intona il coro simbolo di queste ultime due settimane di campagna elettorale del centrosinistra: “Libera, libera, libera Milano, dai Giuliano, libera Milano!”. E scherza con il candidato: invoca urlando Gigi D’Alessio e Bisio lo propone “ministro per i rapporti tra Nord e Sud”. Pisapia risponde invitando tutti a partecipare, a sentirsi parte integrante del Comune, della giunta, del lavoro che farà da sindaco. Si rivolge a loro, la sua folla, dicendo “noi”. Lo fa chiudendo l’intervento con una sorta di lettera ai cittadini: “Io credo in voi”.

“Voi, milanesi, siete gli abitanti della capitale della creatività. Io credo in voi. Io credo che noi milanesi abbiamo risorse umane, intellettuali, tecnologiche da primato e che non possiamo essere una comparsa sul palcoscenico mondiale. Io credo che noi milanesi dobbiamo essere i trascinatori della Green economy, e non degli spettatori. Io credo che noi milanesi dobbiamo guardare al patrimonio culturale della nostra città non come un elemento decorativo della sua storia ma come propulsore del nostro futuro. Io credo che noi milanesi faremo dell’Expo 2015 una grande iniziativa che darà luce al mondo. Io credo che noi milanesi saremo un esempio di civiltà: dimostreremo che dire “bene comune” non vuol dire che l’aiuola davanti casa non è di nessuno, ma al contrario che appartiene a ciascuno di noi; io credo che ognuno di noi avrà cura della città perché città è casa. Io credo che martedì mattina usciremo di casa con un sorriso, pensando ‘mi piace essere qui’. Io ci credo. È arrivato il tempo. È arrivato il nostro tempo. Abbiamo ripreso in mano il nostro destino. Non facciamocelo sfuggire. Domenica e lunedì andiamo tutti alle urne, andiamo a festeggiare la democrazia, facciamo vincere Milano”.

E ancora: “In questi mesi noi abbiamo visto che possono trionfare la passione, l’impegno, il rispetto. In questi mesi noi abbiamo dimostrato che la vera ricchezza sono le persone”. Sul piano della competizione elettorale è stato un discorso pacato, privo di un senso di rivincita, e concentrato sulla dimensione etica della sua proposta. “Milano – ha detto – è ancora il cuore d’Italia. È ancora il cuore dell’Europa. E soprattutto è ancora nel cuore dei milanesi, nel vostro grande, generoso, cuore. Un cuore appassionato di virtù civiche e di dignità morale. Il vostro cuore è stato nutrito di menzogne mentre ha fame di verità”.

Ha poi toccato l’argomento delle accuse che gli sono state rivolte per chiarire i suoi riferimenti ideali, citando don Milani: “Mi hanno accusato di non essere moderato. Non capisco che cosa significa questa parola sulle loro labbra, questa parola che viene offesa e smentita ogni giorno da comportamenti indecenti. Non so che cosa sia per loro la politica, ma se mi chiedessero quale idea ho io, risponderei con le parole di don Lorenzo Milani. Che diceva:  ‘Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia’”.

Le differenze con il centrodestra sono state poi ribadite in altri passaggi: “In questi anni, loro hanno seminato paura. Io coltiverò la fiducia. Loro non hanno avuto alcuno scrupolo nel discriminare alcuni cittadini per chiedere il voto di altri. Io non avrò alcuno scrupolo nel chiedervi di impegnarci insieme per il bene di tutti. Hanno fatto una politica ridicola. Noi faremo una politica responsabile. “

Ha poi rivendicato orgogliosamente l’appartenenza al suo bagaglio di temi usati dal centrodestra: “Da vent’anni si sono appropriati di parole e temi che ci appartengono. L’ho già detto due settimane fa. Dobbiamo riprenderci due parole che ci hanno scippato: libertà e amore. Dobbiamo smetterla, come spesso ha fatto la politica anche a sinistra, di inchinarci a parole d’ordine fuori luogo. Dobbiamo smetterla di pensare che in fondo hanno ragione, che per vincere dobbiamo rincorrerli. Per vincere dobbiamo avere il coraggio di essere noi stessi, dobbiamo avere il coraggio dei nostri valori.”

Non è mancato un riferimento ai referendum del 12 giugno, quelli nazionali che a Milano si combinano con quelli locali: “Quella che ci aspetta domenica e lunedì è una grande occasione. La prima. Ne avremo altre, nei prossimi giorni: e anche quelle, non dobbiamo lasciarcele sfuggire. Il 12 giugno dobbiamo andare tutti a votare per i referendum. A Milano dobbiamo far vincere i cinque referendum ambientalisti e poi quelli nazionali.”

Diversi passaggi sul coraggio, premessa per realizzare le priorità del programma: “Siccome la speranza e il coraggio ci appartengono e devono essere di tutti i milanesi, noi abbiamo proposto un modello di città che parte da alcune priorità molto chiare, non più rimandabili. Abbiamo detto che l’aria pulita non dev’essere un sogno ma una realtà da donare a Milano, ai milanesi e soprattutto ai nostri figli. Abbiamo detto che la sicurezza è di tutti i milanesi, che matura e si consolida nella giustizia, nell’equità, nel rispetto dei doveri di ciascuno. Abbiamo proposto che la cultura sia un motore di idee, di stimoli e anche di ricchezza per la nostra città. Qualcuno ha detto che la con la cultura non si mangia. Noi diciamo invece che l’Italia è una superpotenza della cultura. E Milano è al cuore di questa superpotenza.

La conclusione è l’invito e l’incoraggiamento ai milanesi: “Io credo in voi. Io ci credo. È arrivato il tempo. È arrivato il nostro tempo. Abbiamo ripreso in mano il nostro destino. Non facciamocelo sfuggire. Domenica e lunedì andiamo tutti alle urne, andiamo a festeggiare la democrazia, facciamo vincere Milano”.