Alle 21,30 piazza del Plebiscito è praticamente vuota. Nella piazza delle parate, delle grandi adunanze politiche e religiose, dei concerti e del Festivalbar ci sono millecinquecento, forse duemila persone. L’happening finale con Gigi D’Alessio e una nutrita pattuglia di cantanti neomelodici non è servito a richiamare sotto al palco la folla delle grandi occasioni: un flop, senza mezzi termini. Un segnale inequivocabile. Per questo, fino a tardi Berlusconi se ne resta asserragliato nell’hotel del lungomare dove era arrivato a metà pomeriggio direttamente dalla Francia. Il suo ufficio stampa spiega che “il ritardo è dovuto a una serie di interviste rilasciate alle tv locali”. Slitta tutto: comizio e concerto. Ma la verità è in quell’istantanea di una piazza deserta, segno inesorabile del tramonto del Cavaliere abbandonato dagli elettori e dai suoi fedelissimi campani. Alla fine, sul palco non saliranno nemmeno i calciatori del Napoli.

A Gianni Lettieri il gran finale con i protagonisti della cavalcata da Champions League non è riuscito: eppure, aveva puntato tutta la sua campagna elettorale sull’accoppiata calcio-politica. Dai manifesti con lo sfondo azzurro, al claim “Far vincere Napoli”, fino all’indicazione del capitano campione del mondo, Fabio Cannavaro, come futuro assessore. A lungo, era stato corteggiato anche il presidente della riscossa, Aurelio De Laurentiis, promettendo uno stadio nuovo sullo stile di quelli inglesi, con centri commerciali e multisale: il suo endorsement arrivò a tre giorni dal voto per il primo turno ma non è bastato.

Qualcosa, intanto, deve essere storto, perché, in meno di due settimane, il copione è cambiato e il candidato del centrodestra ha perso per strada il suo grande sponsor. Un primo, emblematico, segnale era arrivato a inizio settimana, quando il produttore cinematografico aveva invitato a cena Luigi De Magistris nella sua residenza romana: “Ha chiesto lui di incontrarmi, voleva conoscermi e conoscere il mio programma – ha dichiarato l’ex pm – c’è stata una simpatia umana fra noi”. Parole che erano suonate come un campanello di allarme nell’entourage di Lettieri che, il giorno dopo, si affrettava a comunicare iniziative pubbliche con alcuni giocatori del club azzurro. Sembrava che tutto fosse ancora sotto controllo, che il rapporto privilegiato col Presidente che ha riportato la città nel calcio europeo fosse salvo.

Ci ha pensato Silvio Berlusconi a far saltare il banco: non una questione politica, solo il tentativo insistito del Milan di scippare al Napoli uno dei suoi pezzi pregiati, Marek Hamsik. L’indiscrezione di calcio-mercato è della Gazzetta dello Sport: i tifosi non gradiscono, sui forum i commenti si sprecano. A De Laurentiis saltano i nervi. Se la prende con la “rosea” e spara a zero contro il Cavaliere: “Noi non siamo un supermercato, al massimo una gioielleria che costa cara e la gente si spaventa quando vede i prezzi – dichiara alla Radio ufficiale – E poi dobbiamo finirla con questa storia, se esiste un fair play finanziario va rispettato, non basta essere il Presidente del Consiglio per fregarsene di queste cose. Esistono certe regole e dei regolamenti che vanno osservati”. Parole pesanti, qualcosa di più che un atto dovuto verso i tifosi: è il segno che De Laurentiis ha fatto marcia indietro, scaricando Lettieri e Berlusconi. E con lui, molti dei tifosi-elettori: un clamoroso autogol, che potrebbe pesare molto sul risultato finale a Napoli.

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