“Ringraziamo i mossos per averci dato nuova forza per combattere le nostra battaglia” dice Leire, giovanissima “indignada”, parlando dalla postazione volante di Radio Contrabanda, costruita in una tenda nel cuore di plaza Catalunya a Barcellona. Insieme a tantissimi altri partecipanti all’occupazione promossa dal movimento “Democracia Real Ya” è scampata alle cariche degli agenti catalani, inviati dalla Generalitat per sgomberare la piazza. L’operazione, giustificata ufficialmente per permettere ai netturbini di ripulire la piazza, ha in realtà trasformato l’acampada in un teatro di violenza.
I mossos hanno caricato più volte i manifestanti che in gran parte rimanevano seduti per esercitare un resistenza passiva. Oltre un centinaio di persone sono rimaste ferite. Secondo la polizia anche tra gli agenti ci sono una trentina di feriti.
“E’ stata una repressione degna dei tempi di Franco – racconta Pau, studente di medicina – eravamo preparati allo sgombero fin dal primo giorno. Ma non pensavo che avrebbero potuto picchiare ragazzine, donne, anziani con tanta brutalità”.
Dall’inizio dell’occupazione indetta dal movimento 15-M, in plaza Catalunya come alla Puerta del Sol di Madrid, le disposizioni su come comportarsi in caso di intervento della polizia erano elencate su decine di cartelli. Una lista nel nome della non violenza con due punti principali: di fronte all’avanzare degli agenti concentratevi nel centro della piazza e sedetevi per terra alzando le mani.
“E’ esattamente quello che abbiamo fatto a plaza Catalunya – spiega una cittadina catalana – ma il sangue è scorso lo stesso. La nostra indignazione deve ora arrivare fino ai vertici di chi ha ordinato tanta violenza”. I racconti dei manifestanti si susseguono come un tam tam nella piazza, rimasta malgrado le cariche sotto occupazione: “Ci hanno distrutto tutte le tende – raccontano dalle onde di Radio Bronka, altra emittente che trasmette dal cuore di Barcellona – ma abbiamo già ricostruito tutta l’acampada. Sono solo riusciti a far crescere il movimento”.
In plaza Catalunya arrivano centiania di messaggi di solidarietà: dalla Puerta del Sol, Palma, Valencia, San Sebastian, Tenerife, dal movimento greco.
E poi arrivano fiori. Tantissimi fiori, portati anche da molti cittadini in segno di una “richiesta di pace violata”, spiega una ragazza. La piazza è di nuovo stracolma di persone, che si dipingono le mani di bianco, mentre lo sgombero rimane il tema principale di confronto: “Benedetto paese – dice un signore – nulla muove i vertici. Non la disoccupazione, non l’assenza di case e nemmeno la precarietà economica. Solo il calcio. Quello sì”.
L’intervento della polizia è arrivato giusto alla vigilia del match Barcellona-Manchester United, che potrebbe incoronare la squadra di Guardiola alla Champions League. “Dopo le vittorie del Barça ho sempre visto i tifosi festeggiare devastando la città – dice Paula –. E’ questa la società che ci consentono di avere i nostri governanti. Ma noi chiediamo un’ altra democrazia. Pane e circo non ci bastano”.
Il movimento 15-M nell’esprimere indignazione chiede che Felip Puig, consigliere dell’interno della Generalitat si presenti al Parlamento catalano per rispondere delle dure cariche contro i manifestanti. Una richiesta incalzata anche dai socialisti del Ps, dalla Sinistra repubblicana di Erc e da Ciutadans.
“Le nostre mani rimangono dipinte di bianco – dice Martin, lavoratore precario da plaza Catalunya –. La nostra forza sono le quattro proposte che abbiamo evidenziato per continuare la lotta per il cambiamento: riforma elettorale per una democrazia più rappresentativa, lotta contro la corruzione, separazione dei poteri pubblici, creazione di meccanismi di controllo della cittadinanza per esigere una responsabilità politica. Il nostro percorso è chiaro e bianco”.
di Cristina Artoni