C’è una “astronave” a Rimini che non riesce proprio a decollare: è il nuovo palazzo dei congressi di via della Fiera, meglio noto in riviera come “Palas”. Progettato dall’architetto Volkwin Marg dello studio Gmp di Amburgo, già autore del nuovo quartiere fieristico di Rimini costato la bellezza di 300 milioni, il nuovo centro congressi sorge su un’area di 38.000 metri quadrati, arricchita da un “raggio verde” realizzato con un intervento urbanistico ad hoc, e gode di 29.000 metri quadrati di area calpestabile. All’interno è prevista una capienza massima di 42 sale e 9.300 sedute, con una sala principale in grado di accogliere 4.700 persone.
Al primo piano, si erge la grande conchiglia-anfiteatro da 1.600 posti suddivisibile in due sale, che appunto rende la struttura davvero simile ad un disco volante. Si tratta l’elemento simbolo del Palas: realizzata in vetro color acquamarina, resta sospesa su sostegni in acciaio. La dotazione di parcheggi è descritta come la più alta tra quelle delle location congressuali europee: circa 1.000 posti auto interrati, oltre a un terminal per 10 bus e spazi di sosta temporanea per i pullman, senza dimenticare le ampie vie di scorrimento collocate nel perimetro circostante. Insomma, roba da primi della classe, se è vero che in Italia le uniche strutture congressuali paragonabili al palazzo riminese restano quelle di Milano e di Roma.
“I primi due anni saranno di start-up, quando l’opera sarà a regime contiamo di arrivare alle 540 mila presenza annue contro gli attuali 170-200 mila nell’attuale palacongressi”, sostiene Lorenzo “il Magnifico” Cagnoni, presidente indiscusso del colosso Rimini Fiera che controlla la società Palazzo dei Congressi, a capo della gestione dell’opera. In tutto questo resta un particolare non di poco conto: non solo il Palas deve ancora aprire, ma tuttora non è possibile fissare alcuna data di inaugurazione.
I primi annunci davano per certa l’apertura entro il 2008, che però è slittata di volta in volta fino al settembre del 2010: prima all’11 (gli scongiuri si sono sprecati), poi al 25. Dopodiché, il buio. O meglio, le polemiche e i veleni. Come se non fossero bastati gli innumerevoli annunci caduti nel vuoto, le diatribe progettuali, i contenziosi, le modifiche in corso d’opera, gli episodi di lavoro nero tali da far schizzare il costo complessivo del Palas fino ad oltre 110 milioni di euro (con un contributo di circa 40 milioni da parte degli enti pubblici Comune, Provincia e Regione) dai circa 80 iniziali, è da un anno ormai che con riferimento alla “astronave” riminese non si parla che di Procura, esposti, querele, Corte dei Conti e così via.
Per non ricordare il danno economico in termini di indotto per la mancata apertura, che uno studio dell’Università di Bologna ha stimato pari ad oltre 12 milioni di euro. L’ostacolo ancora da superare per il Palas, in ogni caso, è il mancato rilascio del certificato anti-sismico della struttura, dopo la micidiale perizia che la Procura della Repubblica di Rimini aveva ricevuto dai propri tecnici la scorsa estate. Secondo i periti, non solo sarebbe stata violata la normativa per quanto riguarda il posizionamento delle famose staffe di rinforzo dei pilastri (quelle che reggono la conchiglia), ma sarebbe in discussione la sicurezza generale di tutto il palacongressi. Il servizio tecnico di Bacino (l’ex Genio civile) lo scorso settembre aveva inviato al Comune il certificato anti-sismico ma poi l’aveva revocato, proprio a causa delle “difformità” di pilastri e staffe emerse durante i sopralluoghi dei consulenti della Procura.
Da quando l’impresa costruttrice ha dovuto presentare un nuovo progetto per sanare i problemi sollevati, è stata corsa contro il tempo. E sì che Cagnoni e il suo staff si sono sbracciati in questi mesi per giurare sulla sicurezza dell’opera. Per garantire la stabilità della “astronave” dei congressi era sceso a Rimini il responsabile del collaudo dal curriculum-papiro, Antonio Migliacci: “Le staffe sono inutili e non necessarie- aveva dichiarato- perché non hanno alcuna funzione sulla sicurezza della struttura, collaudata e pienamente agibile”.
Ad innescare la bufera è stato a suo tempo il parlamentare della Lega Nord romagnola, Gian Luca Pini, presentando due esposti in Procura e uno alla Corte dei Conti (quest’ultima è stata sollecitata per gli stessi motivi anche da Gioenzo Renzi, attuale candidato Pdl-Lega al ballottaggio di Rimini), ma anche chiamando il vice ministro Roberto Castelli a ispezionare il cantiere.
Per non parlare del duello personale tra Pini medesimo e il berlusconiano nel Cda della Fiera, Gianni Piacenti, deflagrato con un colpo di coda persino nell’ultima campagna elettorale. Gli ultimi eventi, tuttavia, hanno lasciato a Cagnoni un po’ di fiducia: “Nel 2011 apriremo il nuovo Palas, quello sull’apertura è un dubbio che non autorizziamo. La struttura è stata realizzata, questo non era scontato. Spero la vedrete presto all’interno. Ma nessun pronostico sulla data di apertura, non voglio sbagliarmi nemmeno di un giorno”, ha scandito il numero uno nella sua uscita più recente. In effetti, la settimana scorsa lo stesso servizio tecnico di bacino Romagna, chiamato la scorsa estate dalla Procura a sovraintendere i lavori di messa a norma della struttura, ha approvato il progetto di “sanatoria” presentato in Comune dalla Cofely, la ditta realizzatrice del Palas, attraverso una Dia. Ottenuto il via libera al piano, concordato fra l’altro con lo stesso ex Genio civile, è partito l’intervento di adeguamento in vista del prossimo collaudo per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie all’apertura, a partire dal tanto discusso certificato di conformità antisismica.
I lavori di adeguamento del Palas sono iniziati lunedì e “impiegheranno un tempo limitato, un paio di settimane”, ha detto ottimista Cagnoni. Il presidente ha ricordato che “la conformità antisismica dipende dal giudizio di un organo regionale autonomo: dunque è la logica che ci impone di non fare pronostici” sulla data di apertura che, presumibilmente, a questo punto potrebbe essere fissata dopo l’estate. Fatto sta che sono serviti circa otto mesi per ottenere un permesso su lavori che dureranno appena qualche settimana. Cagnoni ha richiamato la “complicatezza delle attività di intervento sulla struttura, dato che si doveva mettere in moto una radiografia dettagliatissima del nuovo palazzo tentando, al contempo, di verificarne i diversi comportamenti in caso di terremoto: è stato raggiunto un punto di equilibrio sulla necessità di alcuni interventi di miglioramento e di rinforzo, diciamo così, rispetto al progetto presentato dall’impresa Cofely”.
In questo senso, “avrò buone ragioni per aprire il contenzioso: la vicenda tra noi e l’impresa prosegue”, ha confermato il presidente di Rimini Fiera conscio dei 12 mesi di tempo previsti a partire dalla chiusura del cantiere dello scorso settembre (ne restano ormai tre), per rivalersi nelle sedi opportune. Comunque sia, il ‘dossier’ sulla vicenda Palas, sorride Cagnoni, rappresenta “un vero e proprio trattato, potrebbe avere funzioni didattiche: il nostro auspicio è che gli atti possano essere pubblici, a disposizione di tutti i cittadini della provincia, anche se sappiamo bene che le procedure sono altre”.
Cagnoni ha ovviamente riservato un’ultima stoccata nei confronti di Pini: “Tutti devono augurarsi che la struttura apra. Se c’è qualcuno, ma non faccio nomi, che è solleticato da altri pruriti, beh, a questo punto bisogna mettere una camicia di forza”. Il leghista ha, se possibile, rincarato la dose così: “Bene l’apertura del Palas se tutto verrà messo in regola. Ma ora il gran bugiardo Cagnoni paghi i danni e si dimetta visto che ha dichiarato il falso, mi aspetto che la Procura voglia vederci chiaro. La sinistra smetta di considerarsi intoccabile e difendere l’illegalità”.
Carlo Kovacs