La penosa diatriba tra fuorisede e bolognesi esiste da tempo e in questi ultimi anni di sconvolgimento globale si è accentuata notevolmente: ma chi sono i protagonisti di questa volgar tenzone?
Per semplificare, da un lato troviamo i fuorisede accorsi in città per studiare, che in generale vengono identificati come persone del Sud che bivaccano al Pratello o nella zona universitaria, si fanno le canne, si ubriacano tutta la notte, fanno i pankabbestia e frequentano i centri sociali. Dall’altro lato ecco i bolognesi con il giubbottone Wulriccccch, quelli che si fanno gli aperitivi al Rosa Rose, quelli che vanno al Kinki e a vedere il Bologna futbol cleb.
Due mondi a parte, due rette parallele altamente caricaturali. È evidente che lo scontro tra le suddette categorie è una baggianata colma di pregiudizi sia dall’una che dall’altra parte, ed è innegabile che questo fenomeno di notevole rilevanza sociale sia riconducibile alla mancanza totale di ricerca di dialogo da parte di entrambe le fazioni. È come se nessuno ne volesse mezza: in particolar modo il bolognese col Wulriccccch tende a sentirsi superiore al pankabbestia, che invece crede di portare un’alternativa.
Esclusa la riscossione dell’affitto in nero, sono rarissimi i casi in cui il bolognese col Wulriccccch ha a che fare con i propri nemici, e nell’immaginario collettivo petroniano lo studente fuorisede viene percepito come Peppe, il protagonista di questo breve racconto.
L’anima ruvida di Peppino scende le ripide scale che separano il suo modesto monolocale da via Rizzoli e si dirige a fare sciopping in via Zamboni.
Povero Peppe, sempre in giro alla ricerca del pab dove la birra media costa tre euro e novantacinque invece di quattro.
Povero Peppe, che va al cinema d’essè al mercoledì sera perché così spende meno!
Povero Peppe, che suo padre, dirigente poco meritocratico ecs sessantottino (di destra o di sinistra è un dettaglio anacronistico), gli allunga ogni mese un assegnino da millecinquecento euro e gli paga pure l’affitto del monolocale in pieno centro!
Peppe da grande vuole fare l’artista e per questo è qui a Bologna da tre anni, dove ha dato i suoi onestissimi quattro esami al DAMZ.
Per il resto Peppe è sempre in giro per via del Pratello a bere spriz nichilisti, a sparare cazzate con gli amici e ad applicare la pomata per le emorroidi al riottoso cane Sucker.
Mille pensieri frullano per la testa di Peppe: “Oggi sono preso malizzimo…” oppure “Cazzo… non mi ricordo il PIN del Bancomat” o ancora meglio il gettonatissimo “Bbbologggna non è più quella di una volta…”.
Peppe osserva le due torri, poi si guarda tra le gambe cercando di trovare sterili parallelismi con la torre degli Asinelli, quella più lunga.
Peppe è in via Zamboni e dopo pochi metri di percorrenza pedestre viene avvicinato da un tunno che gli chiede: «Fumo amigo?».
Peppe si sente troppo integrato nel contesto cittadino e sentirsi chiamare amigo lo gasa molto.
«Vorrei venti euro di hascisssccc, ma anche un po’ di maria da assaggiare».
«Ok amigo, vado e torno amigo».
Peppe attende e l’amigo torna con il balocchino di fumo che si è tirato fuori da una profumata Naik grigia.
Primo acquisto per la serata andato in porto.
Fin qui tutto bene, ora Peppe cammina sotto i portici di via Zamboni fino a piazza Verdi, dove si respira aria di libertà e due passi si fanno sempre volentieri.
L’atmosfera è rilassante, gente che urla, ubriachi, spacciatori, due che litigano, tre che si menano, ragazze che vomitano, coppie che si danno la lingua in bocca, cani che si inculano.
Nella stradina che porta dal Teatro Comunale ai Giardini del Guasto Peppe trova il suo uomo.
«Bicicletta amigo?».
«Quanto?».
«50 euro, amigo!».
«No, è troppo… Facciamo 49».
Affare fatto.
Fine dello sciopping.
Ora Peppe può pedalare fino alla bellizzima festa dell’amico
Antò che abita alla Bolognina, e verso le quattro di mattina gli verrà in mente che il giorno dopo deve dare un esame al DAMZ.
Cazzo!
Anzi, maronn’ !
Però c’è il lieto fine: prenderà diciannove e qualche anno dopo anche lui avrà una laurea in tasca.
Fine dello stereotipo.
Per fortuna che a Bologna esiste una moltitudine di bolognesi senza Wulriccccch che con successo sta tentando di emanciparsi da questi aspetti razzisti della bolognesità e convive con un’altra moltitudine di fuorisede del Nord, del Centro, del Sud e delle isole che ha scelto di vivere in questa città in maniera costruttiva.
Sono i nuovi bolognesi in progress, menti aperte from Bologna e from azer pleisis che detronizzeranno l’ottuso strapotere culturale dei benestanti bolognesi col Wulriccccch e quello degli altrettanto benestanti fuorisede che bivaccano on ze rod in compagnia di cani di lusso dal futuro certo: il canile.
Questo processo è già in corso, i primi mattoncini Lego della Bologna di domani sono stati posizionati.
Stiamo a vedere cosa succede, per ora limitiamoci a fare attenzione a non pestare le cacche di cane sotto ai portici.
Piccolo estratto dal mio libro IL CODICE BOLOGNA (2009 Pendragon Edizioni) e okkio che a giugno esce quello nuovo intitolato BOLOGNA SENZA VIE DI MEZZO , libello che già ha entusiasmato l’assessore sbarbo Andrea Colombo.