Non uno, ma almeno due attacchi hanno colpito Herat, capoluogo della provincia omonima nell’ovest dell’Afghanistan. Ancora non del tutto chiarita la dinamica dell’azione, subito rivendicata dai Talebani attraverso il portavoce Qari Yousuf Ahmadi con una telefonata all’Agence France Press: “I nostri mujahiddin sono impegnati nell’azione a Herat”. Gli attaccanti riferiscono di quattro kamikaze impegnati nell’azione.
Secondo l’emittente panaraba Al Jazeera, le vittime dell’attacco sono almeno 4 e i feriti più di trenta. Fonti ospedaliere citate dall’emittente parlano di almeno 33 feriti, tra cui un numero imprecisato di soldati stranieri, oltre a una ventina di poliziotti afgani. Il capo della polizia locale Farooq Kohistani ha riferito alle agenzie di stampa internazionali che gli attacchi sono stati due. Uno condotto da almeno due kamikaze, diretto contro la sede del Provincial Reconstruction Team (Prt), la struttura militare e civile della Nato, guidata dagli italiani. A Herat è concentrata la maggior parte del contingente italiano in Afghanistan, forte di 3800 soldati. Il ministero della Difesa ha riferito che tra i 15 feriti ci sono cinque soldati italiani. “Uno è grave, si tratta di un capitano colpito all’addome – ha spiegato il ministro Ignazio La Russa – ma non ci sono morti tra i militari italiani”. Per il capitano la prognosi è riservata, mentre “incoraggianti” sono state definite le condizioni degli altri soldati. Tra gli altri feriti anche un funzionario del Ministero degli Esteri italiano – al momento sotto shock, ma non ha riportato traumi -, tre afghani e uno sloveno che lavoravano nel Prt. Tra le vittime, invece, riporta la Difesa, quattro poliziotti afghani e alcuni attentatori. “Un attacco complesso – continua il ministro – con un mezzo carico di esplosivo lanciato ad alta velocità contro il muro di cinta, seguito da attacchi dei ribelli con armi dai tetti delle case dei civili che circondano il Prt”. “Dobbiamo accendere un cero – conclude – poteva andare assai peggio”. Un testimone locale, citato dall’agenzia Reuters, ha raccontato di diversi corpi di soldati «con uniformi straniere» riversi per strada. Tra i feriti ci sarebbero anche alcuni civili.
Come già in altri casi, sembra che l’attacco kamikaze al Prt sia avvenuto in due fasi. Un primo kamikaze ha colpito appena fuori l’edificio che ospita il Prt, mentre il secondo kamikaze sarebbe intervenuto dopo l’arrivo dei soccorsi ai primi feriti. Il secondo attentato, invece, è avvenuto – e sembra essere ancora in corso – nel centro della città, non lontano dal palazzo del governatore provinciale. Un commando composto da forse sette Talebani avrebbe cercato di catturare alcuni ostaggi civili.
Una ricostruzione in parte diversa è quella fatta dai media afgani. ‘Tolo News’ riferisce di uomini armati che sarebbero riusciti ad entrare nel compound del Prt, mentre altri guerriglieri avrebbero aperto il fuoco sul Prt da edifici vicini. Un gruppo di commandos dell’esercito nazionale afgano sarebbe intervenuto per contrastare i guerriglieri.
L’Isaf-Nato, da parte sua, si è limitata a confermare l’attacco, senza entrare in dettagli, in attesa di chiarire la dinamica dell’operazione che dimostra comunque ancora una volta un elevato livello di preparazione tecnica e di coordinazione da parte dei talebani. Le forze di sicurezza internazionali hanno però riferito di un altro incidente nel sud del Paese. Un individuo con indosso un’uniforme dell’esercito afghano ha aperto il fuoco oggi contro un militare Isaf, uccidendolo.
Herat è una delle zone dove da luglio dovrebbe iniziare la transition strategy, cioè il passaggio di consegne dalle truppe internazionali all’esercito e alla polizia afgana. Gli attacchi più eclatanti dell’operazione Badar, come i Talebani hanno battezzato la loro offensiva di primavera, sembrano infatti concentrati nelle aree dove la transizione dovrebbe essere avviata o in quelle immediatamente limitrofe. Appena pochi giorni fa, nella provincia di Takhar, nel nord del paese, il comandante del contingente tedesco è rimasto ferito in un attacco costato la vita al capo della polizia. E oggi viene colpita la città di Herat, considerata finora una delle aree più sicure del paese.
Gli attacchi delle ultime settimane, inoltre, dimostrano un’accresciuta capacità militare dei guerriglieri che riescono con relativa facilità a raggiungere obiettivi militari supersorvegliati, come appunto la sede del Prt di Herat, dove oltre ai soldati italiani sono schierati quelli spagnoli. L’attentato di oggi ad Herat però ”non compromette il processo di transizione – ha sottolineato il ministro La Russa – che vede proprio la città dell’ovest dell’Afghanistan come una delle prime che passerà sotto il controllo delle autorità e delle forze di sicurezza locali”. Un processo che, secondo quanto riferito dal titolare della Difesa, dovrebbe concludersi entro il 2014.