Visibilmente scossa Letizia Moratti arriva al quartier generale di via Montebello 24 con un’ora di ritardo rispetto agli annunci e ai risultati consolidati che ne attestano un’ampia sconfitta con Giuliano Pisapia in vantaggio di 10 punti (Leggi la cronaca). Indossa una camicia bianca. Nessuna collana, orecchini turchese. Il viso tiratissimo. Porta con sé un foglio con le dichiarazioni evidentemente concordate a lungo con lo staff della comunicazione. Nessuna risposta ai giornalisti. Una lunga dichiarazione: “Ho telefonato a Giuliano Pisapia per fargli i complimenti e augurargli buon lavoro. Mi sono messa a disposizione per garantirgli un passaggio di consegne rapido e ottimale. Ringrazio tutti gli elettori che mi hanno dato fiducia”.
Ma incalzano le domande sul futuro dell’ormai ex primo cittadino e la risposta è sempre la stessa: “Questi risultati attestano una volta di più il grande capitale di fiducia che ho accumulato in questi anni di lavoro e penso che questo capitale possa essere messo a disposizione dell’Italia e di Milano”. Al suo fianco l’uomo di fiducia di sempre, quel Paolo Glisenti per il quale più di uno strappo si è consumato con Roma sulla gestione di Expo, fiore all’occhiello dell’era Moratti. Evidente l’emozione in volto, la voce tremula quando parla dei cittadini: “Ho condiviso con loro sogni e ansie, il mio contatto con la città in questi anni è cresciuto”.
Poi una stilettata agli alleati: “Metterò il mio capitale di fiducia a disposizione delle forze moderate di questo Paese e di questa città per rafforzare la coalizione intorno a temi fondanti come la famiglia, la libertà, la tolleranza e la legalità”. La conferenza stampa dura in tutto quattro minuti. Domani sarà ancora Commissario straordinario di Expo? Nessuna risposta. Resterà in Comune per dare un contributo all’amministrazione della città. Nessuna risposta. Un analisi del risultato? “Le lascio agli opinionisti politici”. Si sente tradita dalla borghesia milanese. “Arrivederci”. Letizia Moratti si alza e torna alla sua auto blu seguita dal codazzo di cronisti rimasti con poche risposte sul taccuino.