Il nuovo sindaco: "Abbiamo restituito felicità e gioia a Milano. Voglio amministrare questa nostra amata città con giustizia"
Tra un “bella ciao”, “basta mestizia” e “Milano libera” si forma un serpentone arancione lungo tutto il percorso. Il traffico è in tilt, ma dalle macchine non volano insulti. E’ una festa. Lo è a ogni bar lungo la strada fino a San Babila. Poi da qui e per tutto corso Vittorio Emanuele il corteo accellera, piazza del Duomo è vicina. E quando gli ultimi arrivano sotto la Madonnina, sul palco già parla Vendola. Il leader di Sel è arrivato alle tre a Linate per festeggiare l’amico Pisapia. Ora parla dal palco a una “nuova rinata Milano”, promette e garantisce che “il cambiamento è appena iniziato” si va verso “una sorta di rivoluzione”.
“Una vittoria imponente, travolgente, un avviso di sfratto per chi occupa Palazzo Chigi – dice Vendola -. E’ la fine di quindici anni, di un lungo ciclo politico e culturale, di una classe dirigente impresentabile”. Poi l’invito ad abbracciare “i nostri fratelli rom e musulmani”. Le migliaia di persone presenti forse neanche sentono, tanto è il rumore degli applausi, dei cori.
Alle 19, quando alla festa ufficiale mancano ancora due ore, in piazzo del Duomo ci sono già 50mila persone (cifra confermata anche dalla Questura). Una grande marea arancione, puntellata qua e là da bandiere rosse e dei partiti della coalizione di centrosinistra, in primis del Pd. Parte un coro: “Chi non salta Berlusconi è”. Tutti ad aspettare le 21, quando il nuovo primo cittadino ritorna tra il suo popolo. “Abbiamo restituito felicità e gioia a Milano”, dice dal palco. “Voglio amministrare questa nostra amata città con giustizia”. Questa la promessa.