Dalla Germania arriva lo stop definitivo al nucleare. Dopo una riunione di 12 ore, terminata questa mattina, il governo tedesco ha annunciato l’abbandono all’atomo entro la fine del 2022, tra poco più di 11 anni. Così la cancelliera Angela Merkel ha ufficializzato la sua promessa di rendere la Germania un paese all’avanguardia nel campo delle energie rinnovabili. “Una grane sfida” per il Paese, ha spiegato la cancelliera, ma che comporta anche “enormi possibilità” per le generazioni future
L’uscita dal nucleare entro il 2022 non è però una novità del governo in carica. Già nel 2011, la coalizione di centrosinistra guidata da Gerhard Schroeder aveva approvato un piano simile. Ma un anno fa, su proposta dell’esecutivo Merkel, la legge era stata stracciata per essere sostituita con un pacchetto che prevedeva di tenere in vita gli impianti fino al 2035. Almeno 12 anni in più.
L’opposizione era insorta e anche alle urne la scelta non aveva pagato la cancelliera. Come nel maggio 2010 quando, nel Nord Reno-Westfalia, la Cdu – il partito della Merkel – è passata dal 44,8 per cento del 2005 al 34,6, mentre i Verdi hanno quasi raddoppiato dal 6,2 al 12,1 per cento. A questa sconfitta ne sono poi seguite altre nell’anno in corso, anche e soprattutto dopo il disatro nucleare della centrale giapponese di Fukushima.
Proprio l’incidente atomico nipponico aveva spinto la cancelliera Merkel a prendere tempo: una moratoria di tre mesi sul nucleare, poi trasformata nella chiusura definitiva dei sette impianti più vecchi della Germania, più uno già chiuso nel 2009 per problemi tecnici e che quindi non tornerà a funzionare. Così, nel Paese, resteranno attive nove centrali su 17. “Il nostro sistema energetico deve essere cambiato radicalmente – ha dichiarato Angela Merkel -, vogliamo che l’elettricità del futuro sia sicura e, allo stesso tempo, affidabile ed economica”. Nella nuova tabella di macia del governo, altri sei impianti verranno chiusi nel 2021 e gli ultimi tre l’anno dopo. “Non ci saranno revisioni”, ha rassicurato anche il ministro dell’Ambiente, Norbert Roettgen.
Ancora non soddisfatti però l’opposizione e gli attivisti. Per Greenpeace il 2022 è troppo lontana, una data giudicata “assolutamente inaccettabile” che andrebbe diminuita almeno di cinque anni. Mentre l’opposizione – Spd e Verdi – non ha nascosto il suo scetticismo. Per Sigmar Gabriel, leader della Spd, il governo ha sbagliato a delegare finora il controllo politico del processo ad altri – come l’Autorità per l’elettricità e il gas – oppure al libero mercato. Angela Merkel dovrebbe poi spiegare, è la richiesta della co-presidente dei Verdi, Claudia Roth, come intende compensare la mancata produzione di energia nucleare e risolvere il problema dello stoccaggio permanente delle scorie.