Gioacchino Genchi difende Raffaele Lombardo, imputato nell’inchiesta Iblis della Procura di Catania con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E sostiene di avere le prove per scagionarlo. Genchi, che è stato consulente tecnico dell’Autorità Giudiziaria per le stragi di Capaci e Via d’Amelio, ma anche al processo Cuffaro, ha dichiarato che “la destrutturazione degli elementi di accusa” gli avrebbe “già consentito di estrapolare fatti che in modo oggettivo ed incontrovertibile dimostrano l’assoluta infondatezza delle accuse del Ros e di taluni aspiranti mafiosi, già accreditati come tali negli atti di indagine, al solo fine di provare che anche Lombardo è mafioso”.
Una decisione insolita quella di difendere Lombardo, anche perché, come spiega Genchi stesso, “non mi identifico per nulla nel ‘presente’ politico dell’on. Lombardo e ancora meno nel suo ‘passato’”. Lo scorso 8 maggio, però, aveva già lasciato trapelare le sue conclusioni, quando nel corso di un’intervista rilasciata al sito DiPalermo, aveva dichiarato che il Presidente della regione Sicilia era vittima di un complotto di “dimensioni titaniche”.
Genchi spiega quelli che a suo giudizio sono gli errori delle indagini emersi dall’analisi del fascicolo processuale: “C’è una tempistica nelle accuse raccolte contro Lombardo che già da sola induce non poche riflessioni”, scrive. E osserva che è “da novembre 2009 che si raccolgono ‘prove’ contro di lui grattando il fondo del barile, ripescando fatti e circostanze che la stessa Procura di Catania aveva già ritenuto non vere”.
Secondo il perito nelle informative dei Ros emergono errori di ricostruzione sulle cariche istituzionali ricoperte da Lombardo, “grazie alle quali egli avrebbe favorito la mafia”. E per dimostrare la validità dei capi d’accusa, “viene fatto passare per deputato regionale, ad esempio, in un’epoca in cui era parlamentare europeo”.
Tra le incongruenze emerge in particolare la ricostruzione relativa alla notte antecedente alle elezioni europee del 12 giugno del 2004. Secondo gli atti dell’inchiesta Iblis della Procura di Catania, Lombardo sarebbe andato a trovare un presunto mafioso sottoposto a sorveglianza speciale per ottenere appoggio elettorale. Ma il governatore, secondo Genchi, si trovava in “tutt’altra località della Sicilia”.
Il malavitoso sarebbe il presunto boss di Ramacca, Rosario Di Dio che, in una conversazione intercettata da carabinieri del Ros, dice a un amico di avere ricevuto Lombardo e suo fratello Angelo, che gli avrebbero chiesto dei voti. Il boss parla anche dell’abitudine del governatore di masticare tabacco di sigarette e si «lamenta» del mancato ricevimento di alcuni favori dai fratelli Lombardo, dai quali, secondo le stesse intercettazioni, non ottenne invece alcuna contropartita. Ma Genchi, a fronte di quanto rilevato dai Ros, ribadisce: “Non posso dimostrare se e quante sigarette abbia mangiato quella notte. Ma sono certo di potere dimostrare che le accuse del Ros sono del tutto infondate”.