Devo innanzitutto una rettifica ai miei lettori. Avevo scritto che se le liste del centrodestra avessero superato il 50% dei voti di lista al primo turno avrebbero comunque tolto al centrosinistra la possibilità di conquistare il premio di maggioranza al ballottaggio. Ignoravamo a Milano un decisivo dettaglio che è saltato fuori a Cagliari, dove proprio questa evenienza si è verificata, e cioè le liste di centro destra han preso il 53% ma poi al ballottaggio ha vinto il sindaco di sinistra. Il Consiglio di Stato ha stabilito che bisogna guardare al totale di tutti i voti validi non dei soli voti di lista. Solo se le liste di centrodestra avessero da sole superato la metà del totale dei voti compresi quelli ai soli sindaci avrebbero bloccato il premio agli avversari. Sul totale dei voti il peso del voto alle liste di centrodestra a Cagliari è stato “solo” del 48,5.
Vengo invece a osservazioni inedite su Milano.
La Moratti – o lo schieramento di centrodestra, a seconda delle interpretazioni – non è andata male al secondo turno delle comunali milanesi. Credo che Milano sia l’unico caso in italia, e sicuramente il più significativo, in cui la destra è cresciuta di voti tra il primo e il secondo turno. Al ballottaggio Letizia Moratti ha preso 25 mila voti in più rispetto al primo turno. Non era affatto scontato. Dopo la sconfitta di proporzioni impreviste al primo turno, il fronte pro Moratti avrebbe potuto squagliarsi. Non dico come è successo al centrodestra a Napoli (città ben diversa) ma in analogia. Invece evidentemente lo sforzo economico e organizzativo gigantesco che è stato messo in campo da tutte le componenti del centrodestra, comprese Lega e Cl, ha dato dei frutti. Non penso tanto alle bordate propagandistiche ma al lavoro di pressione, e all’accompagnamento ai seggi. Il problema però per la destra è stato che nello stesso tempo lo schieramento per Pisapia è cresciuto del doppio, cioè di 50 mila voti rispetto al primo turno. Ha avuto sicuramente maggiore presa sugli elettori di 5 stelle e Terzo polo ma vanno considerati anche tutti quelli che sono tornati apposta per il ballottaggio. Gli ex milanesi residenti all’estero possono votare per le comunali se vengono a Milano. Tra i miei conoscenti il record di distanza l’ha vinto Raimondo Boggia giunto da Los Angeles. Senza andar così lontano, forse i flussi mostreranno che molti dei 50 mila voti in più a Pisapia sono di gente che non aveva votato al primo turno. Segno di una grandissima spinta a mobilitarsi.
Cosa succederà adesso? Prima di tuffarsi nel toto-assessori la prossima tappa ravvicinatissima sono i referendum. Una occasione formidabile, ma anche una sfida difficile. Per stare ai dati di Milano, il quorum del 50% di partecipazione sarebbe di circa 490 mila votanti. Pisapia ne ha presi 360 mila. Quindi per fare il quorum ci vuole la partecipazione anche di elettori del centrodestra. Invece è a portata di mano il quorum per i referendum comunali, i 5 quesiti ambientalisti per meno traffico più verde ed efficienza energetica. Anche per essi si vota il 12 e 13 giugno, ma nel caso dei referendum comunali il quorum è solo del 30%, quindi 307 mila elettori.