In questi venti anni altre volte ci è capitato di vincere, ci sono state altre belle piazze piene di giovani, vecchi, donne, uomini, attori, cantanti. Piazze piene di gioia, di speranza. Siamo abituati alle risalite, ma anche alle discese ripide. Alla voglia di cambiamento, all’incapacità di realizzarlo. Alle liti, alle divisioni, ai sottili distinguo. E tutti che dicevano, a voi manca il Leader Maximo e quando ne abbiamo avuto uno, vedi D’Alema, è stato un macello. Ma stavolta c’era un’aria diversa, lo abbiamo capito dalle primarie, uno di quei momenti magici in cui gli italiani hanno la forza di dire basta. Cosa mi è piaciuto di più? La promessa di Pisapia di essere il sindaco di tutti i milanesi, che non vuol dire unanimismo, ma volontà di soddisfare i bisogni della gente. E mi piace che le donne saranno presenti al 50 per cento nella gestione della città. Il fattore “c” come cervello che prevale finalmente sul fattore “b” come Bunga Bunga e tutto il resto che ci ha umiliato in questi anni.
Mi piace De Magistris che finalmente sorride e dal palco grida: “Abbiamo scassato tutto”, e speriamo di aver scassato ”ò sistema”, quello sì che è difficile, perché lo sappiamo quanto sono “democratiche” le cosche, come sono pronti i boss a sfilare dietro ogni bandiera, a governare il territorio comunque, a cavalcare la protesta, a bloccare i treni contro le discariche. Chi c’è, c’è.
E ora liberare le città, vuol dire riprendersi il territorio. Casa, scuola, fabbrica, quartiere. Centimetro per centimetro, insieme ai napoletani sopravvissuti all’ordalia della monnezza con i loro sacchetti della differenziata in mano che nessuno raccoglie. Mi sono piaciute quelle donne arrabbiate che, nei giorni che hanno preceduto la vittoria del “loro” candidato, hanno gridato davanti alle telecamere: “Vogliamo dire al mondo che siamo gente civile, pulita, che non ci meritiamo questo”.
Nessuno può meritarsi quello che è accaduto a Napoli, a Milano, in Italia in tutti questi anni. Basta con le ridicole parate a piazza del Plebiscito, con le vane promesse dei miracoli, con Bertolaso Superman vestito da cretino, l’accordo in tasca con Cosentino (e i calzini lavati da Anemone).
Todo cambia. Mi è piaciuto pure Bersani, il grande sconfitto delle primarie, che ride felice, davvero felice, perché se non ci fossero state le primarie mica si sa come sarebbero andate le elezioni. E lui lo sa che l’ha scampata bella. Che dire della sconfitta della Lega e di Bossi che alla vigilia diceva: “Abbiamo l’Italia in mano!” Invece gli è rimasta soltanto la massaia di Varese. Grazie, gli diciamo. Ringraziamo i leghisti che ci hanno fatto riscoprire il Risorgimento e “va pensiero”. Ma ora vogliamo riappropriarci della nostra identità, tornare ad essere internazionalisti, con i nostri fratelli cristiani e musulmani in questo Mare nostrum liberato dalle dittature.
Ci sono tanti problemi, la casa, il lavoro, le scuole, il debito pubblico, il rilancio del prodotto, la qualità del made in Italy, la dignità delle donne, la libertà dell’informazione. Dobbiamo farcela, tutti insieme, todo cambia. Basta con le discese ardite della sinistra di governo, preferiamo le risalite. Anche faticose come quelle che ci aspettano.