“C’erano alcune cose che non andavano” dice Fabio Monzali, direttore dei lavori Atc per il Civis, il tram su gomma a guida ottica. E l’ingegnere si sta riferendo a ben sei anni fa, quando nel febbraio 2005 andò a Rorthais, in Francia, a visionare i mezzi.
Si apre così un altro squarcio sulla vicenda Civis, il grande imbroglio costato alle tasche dei bolognesi qualcosa come 140 milioni di euro. Un bus che avrebbe dovuto collegare il centro a San Lazzaro di Savena, ma che non è mai entrato in funzione. E oltre ai soldi spesi, la noia dei cantieri ancora aperti, i mezzi lasciati in un deposito e la consapevolezza che con tutta probabilità verranno rottamati.
Dall’inchiesta dei magistrati, dove il primo coinvolto è l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca, indagato per corruzione, emerge che quell’affare venne messo in progetto per fare un favore al gruppo Fiat. Che avrebbe ricambiato Guazzaloca con l’assunzione in una delle società una volta terminato il mandato. Come avvenne.
Proprio oggi il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Antonello Gustapane, ha sentito il direttore dei lavori Atc. Nominato nel 2004, aveva il compito di verificare l’esecuzione dell’appalto e la realizzazione del veicolo Civis. Nel febbraio del 2005 emise un primo ordine di servizio, quando i mezzi non erano ancora terminati e si trovavano a Rorthais, in Francia. Andò a vederli e visionarli, ma “il cosiddetto proto-veicolo era diverso da quello presunto” dice Monzali. L’ordine di servizio è un documento che il direttore dei lavori invia ad un’impresa perchè adempia, in questo caso ad Irisbus. Erano ben 43 i punti che non andavano bene e non rispettavano il contratto. “Da questioni tecniche di tipo elettrico ad altre tematiche come specchietti retrovisori e visibilità”. L’intervento era dunque rivolto a chiedere un adeguamento. “Alcune cose andavano sistemate – dice Monzali – e chiesi da direttore dei lavori di operare in questo senso”.
A fine aprile 2005 arrivano poi a Bologna i primi mezzi per fare i test su strada, che vengono effettuati a giugno. “Ebbi modo di capire – continua Monzali – ciò che avevano fatto in precedenza, se dunque avevano adeguato il veicolo, e vedere nel dettaglio il mezzo terminato”. Ma anche in questo caso fu emanato un ulteriore ordine di servizio e non solo: “subito dopo le prove feci poi un verbale di non accettazione dei mezzi”. Il capitolato del contratto prevedeva infatti che l’accettazione del veicolo potesse avvenire con una procedura che doveva verificare l’applicazione del contratto. In questo caso i problemi riguardavano non tanto la guida ottica, che ancora non era prevista, ma la visibilità, gli specchietti retrovisori, la frenatura e la parte della trazione elettrica. Irisbus avrebbe poi cercato di adeguare il mezzo. Dei 43 punti rilevati dall’ingegnere, infatti, solo due sono rimasti ancora irrisolti. Entrambi al vaglio dei sette componenti della Commissione di Sicurezza nominata dal Ministero e presieduta da Francesco Monaco, che deve valutare il livello di sicurezza del veicolo.
I mezzi Civis dunque non sono stati ancora presi in consegna, poiché devono prima realizzarsi le condizioni previste dal contratto. “I veicoli – dice Monzali – oggi sono ancora di Irisibus. In un deposito per le prove di sicurezza. Prove che faremo dopo l’attività della Commissione di Sicurezza”.
Quest’ultima si concentra soprattutto sul sistema innovativo dal punto di vista della sicurezza, come la visibilità e gli specchietti, a cui poi si è aggiunto il rebus della guida ottica. La commissione è entrata in funzione nel 2005 e non ha ancora finito i suoi lavori, che però a giorni dovrebbero concludersi. Se l’esito dovesse essere positivo, il tram potrà circolare. Ma in realtà è probabile che la relazione darà esito negativo, impedendo la messa in strada del mezzo.