Carlo de Benedetti, con cui il premier è in causa per la 'guerra di Segrate', la scalata al gruppo Mondadori

“Ne parliamo tutti i giorni, è una cosa che incombe”. Così Silvio Berlusconi ha commentato, senza nascondere la preoccupazione, l’imminente decisione dei giudici della Corte d’Appello civile di Milano riguardo alla cosiddetta “guerra di Segrate”. I suoi interlocutori, con cui parla “tutti i giorni” delle eventuali conseguenze della sentenza, sono anche i suoi figli, quattro su cinque oggi riuniti a Palazzo Grazioli. Dove forse si è discusso ancora del ‘Lodo Mondadori‘. Marina, Piersilvio, Barbara e Luigi – che si sono intrattenuti con il padre anche a cena – sono arrivati a sorpresa, al ritorno del premier dall’incontro bilaterale in Romania. Eleonora, assente, si trova in questo momento negli Stati Uniti.

La loro visita è stata ufficialmente un gesto d’affetto nei confronti del padre, dopo la cocente sconfitta politica nei ballottaggi e, soprattutto, nella sua Milano. Un’occasione per compensare con il settimanale pranzo del lunedì ad Arcore, questa settimana saltato per gli impegni del premier. Ma forse anche un momento per discutere sulle possibili ripercussioni delle vicende politiche e giudiziarie del presidente del Consiglio sulle aziende di famiglia. Specie la questione del ‘Lodo Mondadori’, la cui soluzione potrebbe arrivare già entro giugno. I giudici sono in camera di consiglio dal 14 febbraio per decidere e stendere la sentenza.

La Corte dovrà stabilire se confermare, ritoccare o riformare il provvedimento di primo grado con cui nell’ottobre del 2009 il giudice Raimondo Mesiano aveva condannato la Fininvest – di cui Marina Berlusconi è presidente – a un risarcimento di 750 milioni di euro a favore di Cir, del gruppo de Benedetti. Un esborso consistente per cui l’azienda ha già rilasciato una fideiussione da 806 milioni di euro, ma che spera di non dover utilizzare. E’ di casi come questo che il premnier parla quando denuncia una congiura dei pm e, recentemente, un attacco al suo patrimonio. “Speriamo che giudichino secondo l’oggetto della sentenza – ha spesso detto Berlusconi ai giornalisti – e non secondo chi è amico e chi no”.

Per la sentenza d’Appello, i magistrati avevano schierato un pool di esperti, con a capo l’ex rettore dell’università Bocconi di Milano, Luigi Guatri. La loro consulenza serviva a stabilire “se e quali variazioni dei valori delle società e delle aziende oggetto di scambio fra le parti siano intervenuti tra il giugno del 1990 e l’aprile del 1991, con riguardo agli andamenti economici delle stesse e di evoluzione dei mercati dei settori di riferimento”. Compito dei consulenti, insomma, era mettere in luce se e quali altri fattori di tipo economico e finanziario avevano potuto influenzare la cosiddetta ‘battaglia di Segrate’ tra Berlusconi e Carlo de Benedetti per il controllo del gruppo Mondadori. Oltre alla sentenza del 24 gennaio di 20 anni fa, firmata dal giudice romano Vittorio Metta, condannato definitivamente per corruzione in atti giudiziari insieme agli avvocati della Fininvest, Giovanni Acampora e Cesare Previti.

A settembre 2010 sono poi arrivate le conclusioni dei consulenti tecnici della Corte. Il danno subito dalla holding della famiglia De Benedetti esisteva, spiegavano, anche se era minore rispetto alla quantificazione del Tribunale. Adesso, nella vicenda si attende il giudizio dell’Appello.

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