di Lia Celi
Fumo negli occhi, polveroni, boatos: strano fenomeno geofisico? No,
normale campagna elettorale. Anche i 130 vulcani islandesi.
politicamente i più evoluti del pianeta, stanno per eleggere il loro
sindaco. Ecco i protagonisti della scoppiettante competizione.
EYJAFJALLAJOEKUL. Nel 2010 fu il primo a cercare popolarità eruttando
cenere e paralizzando i cieli, oltre alle lingue dei giornalisti che
tentavano di citarlo. Acceso nazionalista, attribuisce la crisi
islandese alla deriva dei continenti: le placche anziché emigrare
dovrebbero starsene a casa propria. Attualmente è sotto inchiesta per
non aver dichiarato al fisco altre venti consonanti presenti nel suo
nome. Slogan: «Buum! Proopp! Patapam!» («Pangea ladrona, la faglia non
perdona!»)
GRINVOETN. Fiero liberista, rappresenta i piccoli vulcani autonomi,
che a causa della legge attuale possono scaricare lava e non l’Iva. Il
suo programma: abolizione delle tasse sui lapilli, condono per chi si
fa una camera magmatica in più, parità tra vulcanologi pubblici e
privati. In questi giorni i suoi vapori hanno bloccato i voli nel Nord
Europa, ma lui ha alzato le spalle: «Le norme vietano il fumo sugli
aerei, non quello attorno». Slogan: «Patapaff! Boom! Prazz!» («Non
metteremo le mani nei crateri degli islandesi!»).
ELDJA’. Ha rinnegato il suo passato sexy da tettonica sui calendari
per geologi e oggi è apertamente omosex: vive da anni con una caldera
con cui ha adottato un piccolo soffione boracifero. Si batte per le
nozze gayser e per la fecondazione assistita, grazie alla quale ogni
vulcana sterile potrà diventare magma. Secondo gli esperti la sua
elezione provocherebbe un terremoto; allertata la protezione civile di
Rejkjavik. Slogan: «Boom! Patum! Froofzzz!» («Alle vulcane girano i
piroclasti!»)
FEFE’ VESUVIO. Cugino del vulcano partenopeo, emigrò 500 milioni di
anni fa a Rejkjavik, dove ha convertito il suo cratere in forno da
pizza. Famoso per le sue eruzioni pirotecniche stile Piedigrotta,
potrebbe essere la sorpresa di queste elezioni, anche se lo si
sospetta di legami con la camorra, che lo userebbe da anni come
inceneritore clandestino per rifiuti ospedalieri (lui sostiene che gli
arti amputati rinvenuti nella sua lava sono vecchi souvenir di
Pompei). Slogan: «Jamme jà, funiculì funiculà!» (trad.: «Boom! Pooof!
Prarapratt!»)
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Dal Misfatto, 29 maggio 2011