Cronaca

Calcio e scommesse, il mondo del pallone <br/> di nuovo nel caos: 16 arresti. C’è anche Signori

Massimo Cruciani chi se lo ricorda? Eppure fu lui a dare la stura allo scandalo delle scommesse nel calcio. Era il 1980 e Cruciani, commerciante all’ingrosso, amico e fornitore del ristoratore Alvaro Trinca entrò in contatto con alcuni calciatori della Lazio. Come andò? Andò che molte combine non riuscirono e Cruciani, sommerso dai debiti, denunciò ogni cosa. Scoppiò lo scandalo. Immortalato dalle auto della polizia a bordo campo. Trent’anni dopo interpreti e metodi sono diversi. Il risultato però è identico. E oggi come allora alcuni protagonisti appartengono al calcio che conta. C’è Beppe Signori, “quello che ha fatto 200 goal in serie A”, c’è Stefano Bettarini, detto il “bello” o il “Betta” e c’è Cristiano Doni capitano dell’Atalanta ed ex titolare dell’Italia ai mondiali coreani del 2002. Tre nomi del calcio che conta, tre nomi con destini (giudiziari) diversi ma che incrociano la stessa inchiesta che oggi ha riportato le lancette del calcio italiano indietro di tre decenni. Sedici arresti e un’accusa che pesa come un macinio: associazione a delinquere finalizzata all’illecito sportivo. Il tutto raccontato attraverso 50mila intercettazioni in parte contenute nelle oltre 600 pagine firmate dal gip del tribunale di Cremona Guido Salvini. Al centro diciassette match: uno di serie A, cinque di B e dodici di Lega pro (la ex serie C)

Ma se trent’anni fa tutto iniziò da una denuncia resa necessaria dal fatto che le truffe nel calcio non sempre funzionano, l’indagine di oggi parte da un’auto che, lungo una strada secondaria della provincia lombarda, prima sbanda e poi esce di strada. Al volante c’è Carlo Gervasoni, calciatore della Cremonese. E’ la sera del 14 novembre 2010. Nel pomeriggio la Cremonese ha giocato contro la Paganese. Negli spogliatoi, dopo il match alcuni giocatori accusano malori. Si sentono stanchi. Troppo stanchi. Tanto che Gervasoni sulla strada di casa perde il controllo della propria auto. Il 10 dicembre il dirigente della Cremonese sporge querela. Il documento racconta i fatti in maniera asettica. Gli esami tossicologici successivi sui calciatori mostreranno la presenza “massiccia del principio attivo Lormetazepam, appartenente alla famiglia delle benzodiazepine, utilizzate contro i disturbi di ansia e del sonno, e normalmente commercializzato con il nome di Minias e prodotti farmaceutici analoghi”. Insomma, una sorta di doping al contrario. Gli investigatori leggono e mettono insieme. Compulasano le cronache sportive di quei giorni. E scoprono che i cronisti locali se la prendono con il portere della Cremonese. Si chiama Marco Paoloni (arrestato) e da tempo gioca male. Tanto che il 18 ottobre 2010 si era preso un tre in pagella dopo il match contro lo Spezia. E quindi concludono: “Una delle più accreditate ipotesi investigative è riconducibile al danno sull’esito della competizione”.

Questa prima conclusione apre l’inchiesta. Le intercettazioni sono il primo atto. Alla fine gli investigatori ne manderanno in archivio oltre 50mila. Ma ne bastano poche per mettere a fuoco il quadro. Paoloni, infatti, “a quel tempo ormai fuori rosa e successivamente ceduto ad altra squadra, ha una grande propensione ad effettuare scommesse sportive con particolare riguardo ad incontri calcistici”. Il suo interlocutore è Massimo Erodiani. I due si sentono spesso. Non solo: utilizzano cellulari “sicuri”. Da qui gli investigatori mettono insieme “una fitta rete di accordi e di attività corruttive che vedeva coinvolte, uno stabile insieme di persone operanti in diverse città in grado di condizionare per tutta la durata del campionato di calcio numerose partite di serie B e di lambire competizioni appartenenti alla massima divisione”. E ancora: “La frequenza delle manipolazioni è impressionante, e si giunge a situazioni in cui sono gestite contemporaneamente fino a cinque partite di calcio da manipolare”. Dalla Lega pro (la ex serie C), alla B fino alla serie A. E per ognuno c’è il preziario. Per combinare una partita tra le big del campionato bisogna sborsare 400mila euro, poco più di 120mila euro per la B e circa 50mila per un match di Lega pro.

Quello che gli uomini della squadra Mobile di Cremona si trovano davanti è un sistema ben oliato. E che si tiene in piedi grazie a diverse componenti. Al centro ci sono quelli che la combine la organizzano corrompendo i giocatori. Dall’altro ci sono i finanziatori. “Una situazione – scrive il gip – che potremmo paragonare a quella dei fornitori o finanziatori stabili dell’associazione in materia di stupefacenti”. I magistrati in questo modo individuano diversi gruppi: ci sono i milanesi, gli zingari e i bolognesi. Di questi ultimi fa parte Beppe Signori. Era lui, scrive Salvini, “il leader indiscusso, per ragioni di prestigio personale’ nel mondo calcistico, del gruppo dei bolognesi, mentre a capo dell’altro ramo dell’organizzazione, “la cui composizione interna non è del tutto nota”, c’era Almir Gegic, detto “lo zingaro”, slovacco calciatore del F.C. Chiasso, anche ex compagno di squadra di Mauro Bressan, anche lui ai domiciliari, come Beppe gol. Un nome, il suo, che non bisognava mai fare: “Allora ti dico solo una cosa, attento a nominare quel nome, anche solo per scherzo”

Signori, in particolare verrà coinvolto nelle scommesse su Inter-Lecce di quest’anno. Combine che in realtà non andrà a buon fine. L’ipotesi, infatti, è di una vittoria larga dei nerazzurri che invece usciranno da San Siro con un risicato uno a zero. Nonostante questo, il gruppo dei bolognesi investirà, perdendoli, circa 150mila euro. E’ in questo episodio che emerge anche il nome di Stefano Bettarini nel ruolo di scommettitore. L’ex marito di Simona Ventura risulta solo indagato anche se “il suo coinvolgimento nella pianificazione e nel successivo guadagno illecito derivato dalle scommesse” sarebbe provato anche per la partita Atalanta-Piacenza. Match che tira in ballo il capitano della squadra bergamasca Cristiano Doni (anche lui solo indagato). In questo caso, secondo il gip, l’organizzazione di scommettitori aveva fatto sì che sia Doni che Carlo Gervasoni, giocatori del Piacenza fossero a conoscenza dell’accordo. A suggello del patto i due avrebbero dovuto stringersi la mano a inizio partita. L’accordo prevedeva la realizzazione di almeno 3 goal. Il match si concluse 3 a 0 per l’Atalanta. Stesse modalità previste per Atalanta-Ascoli.

Nell’inchiesta compaiono anche il presidente dell’Alessandria e del Ravenna calcio che avrebbero tentato di combinare la partita, ma secondo quanto scrive il gip non ci sono riusciti “solo ed esclusivamente in quanto le trattative effettuate non consentivano di raggiungere un accordo economico”.

Le partite più appetibili erano senza dubbio quelle della Lega Pro, nell’ambito della quale, con stipendi più bassi e blasone meno alto, è piu’ facile e meno rischioso convincere anche calciatori che non fanno parte già del sodalizio. Per il gip, in ogni caso, ci si trova davanti a un’associazione ben radicata “che opera da anni, fatto che si desume” dalla “disinvoltura con la quale ogni settimana il gruppo incide, o cerca di incidere sui risultati delle partite di calcio” anche “di serie B e qualche volta di partite di serie A”. In una telefonata tra Bressan e Antonio Bellavista, ex capitano del Bari ora in carcere, intercettata l’11 marzo scorso, infatti, si parla del gruppo degli zingari che è disposto a mettere sul “piatto” 400 mila euro per alcune partite di serie A. Zingari che erano anche “interessati a giocare denaro sull’incontro di calcio Inter-Lecce (del 20 marzo scorso, ndr) chiedendo però nella circostanza a titolo di garanzia di poter incontrare almeno due calciatori”.

E adesso cosa succederà? Il fronte penale seguirà le strade tradizionali. Quello sportivo potrebbe invece rivoluzionare, ancora una volta, la lobby del calcio. A partire dalle neo-promosse in A Atalanta e Siena. Per seguire con i play off e i play out di B che partiranno domani.

Con sentenza del 26 marzo 2019, ormai definitiva, il Tribunale di Cremona ha assolto Marco Paoloni dal reato di cui all’art. 440 c.p., perché il fatto non sussiste e lo ha prosciolto, per intervenuta prescrizione, in relazione agli altri reati contestati”.

Aggiornato da Redazione Web