Velardi, Cosentino, Martusciello e soprattutto Berlusconi. Nel centrodestra campano è un continuo scaricabarile fra i responsabili della catastrofe elettorale che ha travolto il candidato azzurro consegnando la guida della città a De Magistris
E’ un giallo e sono molti gli indiziati. Nel Pdl si indaga a tutto campo per individuare chi sia l’assassino di Gianni Lettieri, a chi imputare la responsabilità di una catastrofe elettorale imprevedibile, almeno nelle dimensioni, anche soltanto due settimane fa, visti i dati non sconfortanti del primo turno delle amministrative di Napoli. L’inchiesta è resa ancor più complicata dalle strategie difensive dei principali sospettati, che dalle colonne dei quotidiani si stanno accusando l’un l’altro del delitto, disegnando scenari e moventi che sono ora al vaglio degli inquirenti. Almeno cinque gli iscritti nel registro degli indagati: Claudio Velardi, il primo spin doctor di Lettieri, esautorato tra il primo turno e il ballottaggio; Fulvio Martusciello, capogruppo Pdl in Campania, timoniere del comitato elettorale negli ultimi giorni; Nicola Cosentino, coordinatore campano del Pdl e ‘autore’ della candidatura Lettieri, spazzata via dal ciclone arancione di Luigi De Magistris; Gianni Lettieri, l’imprenditore-candidato, indiziato di essere debole fino al suicidio; e ovviamente Silvio Berlusconi, il premier-chansonnier che si è esibito con Gigi D’Alessio in una piazza del Plebiscito spettralmente semivuota e che ha portato in dote al candidato a sindaco di Napoli gli insuccessi del suo governo. Ma l’inchiesta potrebbe presto allargarsi a macchia d’olio.
All’inizio gli inquirenti hanno puntato dritti su Velardi. Peraltro, ha dei precedenti: a Napoli, città con la quale ammette di avere “un rapporto complicato e irrisolto” non ne azzecca una. Per dire, l’anno scorso è stato il timoniere della campagna alle regionali del Pd Vincenzo De Luca, sconfitto dall’azzurro Stefano Caldoro. L’ex assessore di Bassolino dice: “Da Napoli sono scappato a 20 anni, ogni volta ci torno, e mi pento, anche stavolta”. Forse anche Lettieri, che però lo ha difeso e ha apprezzato il suo impegno. Alcuni esperti stanno cercando di ricostruire al computer gli scenari elettorali napoletani se Velardi fosse rimasto a Palazzo Grazioli. Ma lui contrattacca e accusa chi gli ha sottratto in extremis le redini della campagna: “Sono stati commessi errori madornali. Al primo turno avevamo eliminato i simboli di partito. Al secondo, questi sciagurati li hanno voluti. Una fesseria cosmica, roba da dilettanti allo sbaraglio”. Velardi invita a indagare altrove: “Il Pdl ha lasciato Lettieri da solo. E avevo capito che Gianni doveva sganciarsi dal ruolo di “uomo” di Cosentino e dall’immagine di Berlusconi, doveva presentarsi come persona lontana dai partiti, vicina alla società civile, invece quando ha scritto al Mattino per dire che Cosentino e Berlusconi non c’entravano nulla con la politica napoletana, il giorno dopo è arrivata la replica di Cosentino che lo smentiva…”.
Tirato in ballo, Cosentino si difende così: “Dimettermi da coordinatore Pdl? Non ci penso proprio. Lettieri non è assolutamente una mia creatura, non l’ho imposto io e anzi per certi versi l’ho pure subìto”. Come come? “Quella di candidare Lettieri è stata una decisione del partito che da buon soldato ho condiviso, ma già quando si parlava di lui alla Regione espressi delle riserve. Eppoi dove erano i ministri ‘campani’? Non si sono visti. Quanto a Lettieri, è una bravissima persona ma pensavo più a gente del territorio e della politica napoletana, come Taglialatela e Martusciello”.
Già, Martusciello. Tra i fondatori di Forza Italia a Napoli, instancabile fabbricatore di preferenze da quindici anni. Il suo ingresso nel comitato Lettieri doveva coincidere con la svolta vincente. E’ stato l’inizio della disfatta. Dalla quale però prende le distanze: “Cosa potevo fare io in una settimana?”. Ma non indica colpevoli. Cosa che invece Lettieri fa. Per lui la sconfitta ha un solo nome: Silvio Berlusconi. “La sua venuta a Napoli mi ha danneggiato. E’ indiscutibile che abbiano colpito me per fare del male a lui. Avevo a chiesto a Berlusconi di valutare la possibilità non venire a Napoli a chiudere la campagna elettorale, ma lui è venuto lo stesso… perché è un generoso, lui ama Napoli e io non volevo scaricarlo, come non volevo scaricare Cosentino. Anche lui però ha influito sulla mia sconfitta, anche se ingiustamente, si è voluto colpire un uomo non ancora condannato”.
Una montagna di prove in effetti inchioderebbero Berlusconi. Presiedeva l’ufficio di presidenza Pdl che ha ufficializzato la candidatura di Lettieri. Lo ha ricevuto a Roma accompagnato da Cosentino per siglarne l’investitura, quando forse era meglio incontrarlo da solo. In campagna elettorale ha fatto annunci sconclusionati e rimasti lettera morta, come l’ennesima riproposizione del decreto antiruspe, che hanno indispettito sia i comitati antiabbattimenti che i fautori della legalità. Ha inutilmente inasprito i toni appellando gli elettori di De Magistris come “scervellati”, facendo scappare gli indecisi e i terzopolisti. Eppoi la scelta di farsi vedere affianco a D’Alessio… “Lo vanno a sentire solo i quattordicenni, ma i quattordicenni mica votano” rifletteva un impresario fan di Lettieri pochi minuti dopo l’ufficializzazione della sconfitta.
Ma difficilmente Berlusconi verrà condannato per la sconfitta di Lettieri. Il Pdl è roba sua, ne uscirà impunito anche stavolta.