“E’ una bella notizia, ma ci hanno fatto perdere un sacco di tempo. Per gli italiani ormai era come se non si votasse più”. Sperava nella Cassazione Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico schierato contro il ritorno del nucleare in Italia. Seppure con un pizzico di disillusione, ha accolto con soddisfazione il via libera della Corte all’inserimento del quesito sull’atomo nella tornata referendaria del 12 e 13 giugno. Ma non basta. Dopo lo stop del governo – che ha incluso una pausa di 12 mesi al programma atomico nel decreto legge Omnibus – il rischio adesso è che non si arrivi al quorum. Un obiettivo che nelle consultazioni dirette fallisce dal 1995. “Dopo il disastro di Fukushima lo slancio c’era…”, aggiunge Tozzi. Adesso traballa: per questo ora si stanno mobilitando anche il Partito democratico e il Terzo polo. Un coinvolgimento “cinicamente necessario”, secondo il geologo, critico invece con l’interesse delle lobby industriali a favore della ripresa del programma nucleare. Una classe “vecchia e ignorante” che, anziché investire sulle rinnovabili, fa pressing sul governo. Ancora più dello stesso premier, che pure rema contro il referendum affinché non si voti il quesito sul legittimo impedimento. Una contrapposizione in cui gioca un ruolo fondamentale la comunicazione, che però non sembra più interessata ai temi ambientali.
“Prima delle amministrative avrei detto che per il quorum non c’era possibilità – aggiunge Tozzi – adesso ci credo di più”. Peccato che, pur contando tutte le preferenze prese dalle sinistre alle elezioni, mancherebbero almeno altri 8 milioni di voti. Quelli di chi non è stato chiamato alle urne nelle ultime consultazioni, nuclearisti compresi. “Come Gianfranco Fini – ricorda Tozzi – che da ex nuclearista ha dichiarato che andrà a votare”. Magari in un modo diverso dal geologo, ma utile al raggiungimento del quorum. Che ormai passa soprattutto per la campagna sul nucleare. “All’inizio credevo che il quesito sull’acqua potesse correre da solo – spiega –, che fosse simbolicamente forte, trainante, ma dopo l’incidente giapponese le parti si sono invertite”. Il disatro di Fukushima, non ancora risolto, ha scatenato un’ondata emotiva in tutto il mondo. Anche in Italia, ricorda il geologo, “dieci giorni dopo la crisi nipponica, tutti erano incazzati e contrari” all’atomo. Un’opinione pubblica che si è informata grazie ai Internet: “Meno piazza e più web” è la formula del 2011, così diversa dall’ultimo referendum anti-nucleare, nel 1987, quando il voto fu preceduto da oceaniche manifestazioni.
Un’opinione pubblica moderna che alle urne potrebbe contrapporsi a una classe industriale “coniglia”. Quella che con i referendum, secondo Tozzi, intende assicurarsi “due mutui sul futuro”: le concessioni decennali in caso l’acqua venisse privatizzata, “guadagni graduali per trent’anni, piccoli ma costanti”; e il giro di denaro degli investimenti sul nucleare, le cui “perdite vengono scaricate sulla collettività”. Un profitto “ai limiti della decenza”, attacca il geologo, cercato da una lobby industriale che fa pressione sul governo più del premier stesso. Che pure motivi per non volere il referendum li ha: tra i quattro questiti, gli italiani voteranno anche la norma sul legittimo impedimento. Una classe imprenditoriale di “ignoranti”, “che non crea e non inventa più”. E, soprattutto, non ha capito che il nucleare è una storia vecchia, scaricato persino dalla ‘locomotiva d’Europa’, la Germania. Con le rinnovabili si guadagna eccome, continua Tozzi, “ma loro hanno paura, sono codardi, pensano al solare e si chiedono: ‘E di notte che succede?’”. Il motore economico, acciaccato, di un’Italia che così arriva sempre ultima sui temi ambientali.
Un disinteresse generale, che riguarda anche la comunicazione e l’informazione dei cittadini. Non solo sul referendum. E’ di oggi la notizia che l’Agcom ha richiamato la tv pubblica per il poco spazio dedicato ai messaggi autogestiti sulla consultazione. Ma l’ambiente è assente da più tempo dai palinsesti televisivi. “In tutta Europa esistono programmi settimanali, se non giornalieri – fa notare Tozzi -, mentre in Rai non ce ne sono più. Mi pare indicativo”. Uno dei pochi tentativi, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente, il 5 giugno, vede proprio il geologo come protagonista. Sarà lui – scienziato, ma anche divulgatore – a presentare uno speciale di La7, in seconda serata: una fotografia delle emergenze ambientali dell’Italia. Un viaggio di dieci giorni e duemila chilometri, dalle Alpi a Lampedusa, a bordo di una macchina ecologica, per mostrare i disagi e gli esperimenti positivi del Paese. Un itinerario che passa anche per Borgo Sabotino, in provincia di Latina, sede di una delle quattro ex centrali nucleari italiane. Un appuntamento che si accompagna, sempre giorno 5, alla presentazione al Festival del cinema ambientale di Torino dell’anteprima di “Itali@mbiente”, film che verrà distribuito sul web e che nasce proprio dalla Rete. Con la supervisione scientifica di Tozzi, nella pellicola si mettono insieme diversi video, anche e soprattutto amatoriali, girati dai cittadini di tutta Italia, per creare una mappa ragionata del dissesto ambientale nel Paese. Tentavi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica in vista della sfida – politica e ambientale – del 12 e 13 giugno.