La Corporazione della City di Londra revoca le licenze agli scaricatori dello storico mercato del pesce di Billingsgate dopo 135 anni. Il Labour Party si spacca, fra riformisti e coloro che difendono la tradizione della “working class” britannica.

Costantinos Camilleri lavora al mercato del pesce di Billingsgate, Londra, da 52 anni. Mezzo italiano e mezzo greco, mostra con orgoglio una medaglia ammaccata sulla sua uniforme bianca. Recita la sua storica professione – scaricatore – e il suo numero di licenza.

Come gli altri scaricatori del mercato, circa 100, Costantinos è ai ferri corti con la Corporazione della City di Londra che ha deciso di revocare le loro licenze di lavoro. “Sono degli avidi bastardi”, dice indicando con un ampio movimento delle braccia il grattacielo della banca HSBC che incombe minaccioso sul mercato. “Guarda, banche ovunque. Ecco di cosa si tratta.

La Corporazione è l’antico organo municipale che gestisce la City di Londra, o “Miglio quadrato” come viene chiamato il distretto finanziario più famoso del mondo. Retaggio anacronistico dei comuni medievali per alcuni, gioiello governativo per altri, la Corporazione mantiene ancora un modello amministrativo diverso da quello degli altri enti municipali britannici. Ha un sindaco a sé – il Lord Mayor, da non confondersi con il sindaco di Londra vero e proprio – due sceriffi e leggi locali che risalgono all’800.

In aprile, la Corporazione ha deciso di cancellare una legge datata 1876 che permetteva al sovraintendente di concedere la licenza da scaricatore a chiunque “dotato di buon carattere e buona prestanza fisica”. La giustificazione? Una legge ridondante, datata e irrilevante per i tempi moderni.

“I mercanti, che sono coloro che danno il lavoro agli scaricatori, hanno il diritto di assumere chi desiderano senza antiche costrizioni o inutili patetismi,” dice Malcolm Macleod, sovraintendente per la Corporazione al mercato di Billingsgate. “Ci sono 500 persone impiegate al mercato e solo gli scaricatori hanno la licenza. Perché dovrebbero ricevere un trattamento speciale?”

Ma non tutti la pensano così. Lo stesso Labour Party si è spaccato tra riformisti e cosiddetti Blue Labour, che sostengono la causa tradizionalista della “working class” britannica. Fra i politici di spicco del Blue Labour, l’ex-sindaco di Londra Ken Livingstone e il membro dell’Assemblea comunale di Londra John Biggs.

“Gli scaricatori diventeranno lavoratori casuali e sottopagati,” dice Biggs. “Sembra che la Corporazione sia felice di mantenere alcune tradizioni mentre ne revoca delle altre, e la differenza di solito riguarda chi è al potere.” L’accusa rivolta alla Corporazione, insomma, è di volersi liberare delle licenze per lasciare mano libera ai mercanti di assumere forza lavorativa a poco costo. Sbandierando principi riformisti, mentre banchieri e imprenditori mantengono i loro privilegi millenari nella City.

Macleod respinge le accuse dichiarando che senza licenze il mercato assumerà più persone. “Rispettiamo il passato, ma non possiamo vivere su di esso,” dice. “Siamo un business e dobbiamo competere per sopravvivere.”

Gli stessi scaricatori sono consapevoli che presto potranno essere sostituiti con manodopera a basso prezzo. “È disgustoso, vogliono spazzarci via e rimpiazzarci con immigrati dell’Est Europa che faranno il nostro lavoro,” dice Tom Rissix, scaricatore da una vita al Billinsgate. Altri evocano lo spettro di un complotto della Corporazione per estendere la propria influenza su Canary Wharf, il nuovo distretto finanziario di Londra. Gli scaricatori, e il mercato stesso, sarebbero dunque da ostacolo per i piani edilizi della Corporazione.

Parlare con gli scaricatori è come fare un viaggio nel tempo, fra padroni e schiavi, terra da conquistare e terra da difendere, privilegi e lotta di classe. “Questa terra è in una posizione troppo cruciale perché il mercato rimanga qua,” dice Bobby. “Questo è solo il primo passo per spostare il mercato da un’altra parte.” Billingsgate è nelle Docklands da 35 anni, da quando è stato trasferito dal suo storico sito vicino alla Torre di Londra. La scadenza della proprietà in locazione è fissata per il 2013.

Chris, che lavora da 42 anni al Billinsgate, ha un velo di tristezza sugli occhi. “Penso che la Corporazione voglia la terra per sé e liberandosi delle licenze, potrà fare quello che vuole,” dice. “Il mercato verrà trasferito. È una leggenda che sparisce.”

di Gianluca Mezzofiore, giornalista freelance da Londra, collabora con l’International Press Institute, Frontline Club e l’agenzia italiana RedattoreSociale

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