“Mentre i politologi dicono che non si possono mescolare Vendola e Casini, gli elettori dimostrano che li vogliono mescolare allegramente.”, afferma sulle colonne di Repubblica Massimo D’Alema, e aggiunge: “Abbiano vinto perché sostenevamo l’idea di una larga alleanza democratica.” Non sono d’accordo. Penso che l’ingenieria delle alleanze sia l’ultimo degli ingredienti (se proprio è un ingrediente) che ha permesso di avere il risultato positivo per il centrosinistra all’ultima tornata amministrativa.
Per chi è a corto di memoria ricordo che queste elezioni amministrative sono state precedute da una bella stagione di elezioni primarie, in cui migliaia di persone hanno selezionato il proprio candidato, poi sostenuto lealmente anche da chi quelle primarie non le ha vinte. In questo senso il caso di Napoli è emblematico: dove le primarie non sono state “vere” ha vinto un altro candidato, esterno al pasticcio che si era creato.
Il primo ingrediente è quindi quello della partecipazione attiva degli elettori nello scegliere il candidato.
Il secondo ingrediente è quello del programma (rap)presentato dal candidato, che fa da collante per gli elettori.
Terzo ingrediente è quella legge elettorale che sempre di più, da quando è nata nel 1993, dà prova di essere la più congeniale al nostro tempo e all’Italia: dà la possibilità agli elettori di scegliere il proprio rappresentante nelle assemblee elettive ed evita i problemi di strani ribaltoni.
Partecipazione, programma e legge elettorale. Questi sono i tre elementi vincenti, altro che alchimie e strategie di alleanze improbabili pensate attorno a piccoli tavoli. Gli elettori del centrosinistra si sono riconosciuti nel candidato che portava avanti un programma, senza guardare alla provenienza di partito, tant’è che hanno vinto candidati espressione del Partito democratico, di Sinistra Ecologia e Libertà o dell’Italia dei Valori.
Altri arzigogoli nel commentare il voto amministrativo sono pretestuosi e artefatti per evitare che gli stessi ingredienti vengano portati sul piano nazionale e costituiscano la preparazione attiva alla prossima scadenza elettorale delle politiche, che fisiologicamente saranno nel 2013, anche se in tanti speriamo in un anticipo. È questo il vecchio che a sinistra bisogna combattere, questo modo di pensare tutto a tavolino, dove la vita vera non c’è.
È ora di prepararsi. Usando gli stessi ingredienti.
Le primarie per scegliere il candidato alla Presidenza del Consiglio, il programma da fare assieme e la legge elettorale.
Sempre Massimo D’Alema dice: “Questo è ora il nostro compito: lavorare a un programma di ricostruzione del Paese. Ma dobbiamo mettere a punto anche norme di comportamento precise. Ci vuole un vincolo di disciplina che ciascuno deve accettare, in Parlamento e fuori. Nella Spd tedesca, quando un parlamentare non è d’accordo con il partito su una questione di coscienza o sulla politica estera, può esprimere il suo dissenso con una dichiarazione in aula, ma non con il voto. Dobbiamo pensare a qualcosa di simile, per offrire ai cittadini la garanzia di una vera e duratura stabilità di governo”.
Il vincolo di cui parla D’Alema esiste già, nel caso di una legge elettorale in cui ci sono collegi uninominali dove gli elettori possono scegliere il proprio candidato e se quel candidato si può presentare in un solo collegio. Anche qui, tutto il resto è fuffa!
Se non si arriverà ad avere una legge elettorale simile a quella per le amministrative per le prossime elezioni, il centrosinistra si appronti alle primarie anche per i collegi (a Bologna e in Emilia Romagna il Pd ha già deciso che sarà così).
Un ultima cosa. I toni. I candidati che hanno vinto hanno avuto toni normali, pacati e soprattutto non apocalittici. Parlare di “ricostruzione del paese” implica che il paese sia distrutto. Richiamarsi sempre a delle apocalissi non è vincente, soprattutto perché l’apocalisse è tutta un’altra cosa. I problemi ci sono, vanno affrontati seriamente, ma senza travestirsi da profeti di sventura.
Questa volta non ci sono scuse. Il tempo c’è. Se useremo quegli ingredienti la credibilità sarà tale che il vento veramente sarà cambiato, perchè la prima cosa da riottenere è la fiducia degli elettori e quella si ottiene solo con la coerenza e la serietà di politiche vicine ai cittadine e alla loro vita quotidiana. Sono sicuro che alla fine anche D’Alema se ne convincerà.