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Mladic, per la prima volta davanti ai giudici<br>“Sto difendendo me stesso e il mio popolo”

L'ex generale serbo-bosniaco ha respinto gli 11 capi di imputazione letti nell’aula del Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia all’Aja e ha rifiutato di dichiararsi colpevole o innocente rispetto a tali "accuse odiose". " "Non voglio aiuto se non lo chiedo, perché sono il generale Mladic e tutto il mondo mi conosce", ha detto ai magistrati

Mladic e Karadzic

Ratko Mladic ha respinto gli 11 capi di imputazione che sono stati letti nell’aula del Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia all’Aja e ha rifiutato di dichiararsi colpevole o innocente rispetto a tali “accuse odiose”. Il tribunale ha così deciso di concedergli 30 giorni di tempo per organizzare la difesa e il processo è stato aggiornato al 4 luglio.

L’ex generale, accusato dell’uccisione di 8mila musulmani, uomini e ragazzi, di Srebrenica nel 1995, ha detto di avere bisogno di più tempo per rivedere “quanto avete letto finora, queste odiose accuse contro di me”. “Voglio leggerle attentamente insieme ai miei avvocati – ha aggiunto Mladic parlando in serbo – e ho bisogno di più di un mese”. In precedenza, rivolgendosi alla corte presieduta da Alphons Orie, Mladic aveva detto di essere “un uomo molto malato”, ma poi ha affermato con orgoglio: “Sto difendendo me stesso e il mio popolo, non Ratko Mladic” e “Non voglio aiuto se non lo chiedo, perché sono il generale Mladic e tutto il mondo mi conosce”.

Visibilmente invecchiato, il 69enne ex generale si è seduto nel banco riservato agli accusati, scortato da due ufficiali della corte. E’ la prima volta che il “boia di Srebrenica” compare dinanzi alle telecamere dopo l’ingresso, martedì, nel penitenziario dell’Aja, in cui è stato sottoposto a esami medici. A differenza dell’ex leader serbo-bosniaco, Radovan Karadzic, che decise di difendersi da sé, Mladic è accompagnato dall’avvocato nominato dalla corte, Aleksandar Aleksic.

Lo scopo dell’audizione è informarlo dei capi di imputazione contro di lui, ma lo stesso giudice Alphonse Orie ha detto che “ci vorrà qualche tempo” prima che il processo vero e proprio abbia inizio. La situazione sanitaria di Mladic è uno dei principali interrogativi perché il processo possa procedere senza intralci; e oggi l’accusato ha detto di essere molto malato e di aver bisogno di “due mesi di tempo” per leggere la montagna di carte, relative alla sua accusa. Il Tpij in realtà ha assicurato che, mentre sarà detenuto all’Aja, l’ex militare serbo-bosniaco riceverà tutte le cure mediche necessarie.

La procura intanto ha condensato le accuse riducendo i capi di imputazione da 15 a 11 proprio per dare rapidità al processo ed evitare che evitare che finisca in un nulla di fatto (come accadde per l’ex presidente jugoslavo, Slobodan Milosecvic morto nel 2006 senza una sentenza). Durante la lettura dei capi di accusa, Mladic ha scosso la testa. All’inizio dell’udienza, il presidente della Corte ha invitato Mladic a identificarsi e ha constatato he l’ex generale dichiara di non essere nato nel 1942, come riportano i documeni, ma nel 1943.

Le accuse di Tadic. Ratko Mladic, fino alla caduta delvecchio regime di Slobodan Milosevic, girava liberamente, ed è “assolutamente chiaro” che era protetto dalle autorità. Questa la pesante accusa di Boris Tadic, accusando il vecchio regime di aver coperto l’ex comandante serbo bosniaco. “Negli ultimi sedici anni (quelli della latitanza di Mladic, ndr) a Belgrado si sono alternati vari governi. In Serbia nel frattempo vi è stata una rivoluzione democratica, e 16 anni fa al potere era Slobodan Milosevic”, ha detto Tadic in una intervista all’emittente Euronews che verrà trasmessa questo pomeriggio e un cui stralcio è stato anticipato dalla Tanjug. “Fino al 5 ottobre 2000 (il giorno della caduta di Milosevic, ndr) Ratko Mladic girava liberamente, ed è “assolutamente chiaro” che era protetto dalle autorità di allora”, ha affermato il presidente.

“Questa inchiesta è stata estremamente dolorosa per la Serbia, il prezzo morale pagato di fronte alla comunità internazionale è stato estremamente alto, e noi abbiamo perso per questo molti investimenti negli ultimi anni”, ha affermato Tadic. Con la cattura di Mladic, ha aggiunto, la Serbia ha dimostrato la sua determinazione per il ripristino della sua credibilità internazionale.