Mi chiedo quanta gente sia riuscita a formarsi un’opinione che non sia prettamente ideologica sul problema delle centrali nucleari. I dibattiti a cui m’è capitato d’assistere, in tv o nei convegni organizzati dalle forze favorevoli o contrarie, non sono stati molto edificanti. Nemmeno quello di ieri ad Annozero.

Con tutto il rispetto per Celentano e per il suo impegno in una battaglia d’opinione che per certi versi è anche battaglia civile, le sue asserzioni volutamente sempliciotte, arbitrarie e apodittiche possono solo infastidire chi, pur di massima contrario, vorrebbe approfondire la questione affrontandola in modo analitico e senza pregiudizi.

Nelle (rare) occasioni dedicate al tema si discute quasi esclusivamente del problema della sicurezza: i reattori atomici sono “a prova di errore”?

A questa domanda, contrariamente alle apparenze, non è affatto facile rispondere. Abbiamo gli esempi di Chernobyl e Fukushima, certo. Ma immaginate se l’Homo Erectus avesse dovuto decidere sull’utilizzo del fuoco in base ai disastri che provocava nelle foreste. In epoche più recenti, magari dopo l’incendio di Roma del 64 d.C. oppure dopo quelli che devastarono Londra nel 1666 o San Francisco nel 1906, avremmo potuto scegliere di abbandonare l’energia a combustione, soprattutto vedendo le foto (o i dipinti) delle case ridotte a cumuli di cenere o quelle più raccapriccianti delle ustioni sui corpi straziati di uomini, donne e bambini.

Il punto è che ogni fonte di energia comporta dei rischi e, nell’impossibilità della sicurezza assoluta, bisogna scegliere in base alla sicurezza relativa, ponendo sulla bilancia i costi, sì, ma anche i benefici.

Ciò detto, sulla sicurezza dei reattori a fissione esiste una sterminata letteratura che però, a seconda del punto di vista che si sceglie, può facilmente condurre a valutazioni opposte e, anche se alla fine un’opinione me la sono fatta (ed è sfavorevole alle centrali), non è questo il motivo principale per cui, credo, faremmo tutti meglio a votare Sì al referendum.

Il motivo principale è che oggi, nel 2011, venticinque anni dopo la prima consultazione che bloccò il nucleare in Italia, il mondo sta andando da un’altra parte. Non solo perché, nonostante la miopia interessata di molti, esistono nuove, entusiasmanti frontiere aperte dalle energie rinnovabili e dalle ricerche sull’energia nucleare pulita (come l’effetto piezo-nucleare o le reazioni a bassa energia su cui si basa il “catalizzatore” di Rossi e Focardi); non solo perché molti grandi paesi, tra cui la potenza economica e tecnologica tedesca, hanno imboccato strade diverse; ma anche perché, nell’economia globalizzata e reticolare non è più pensabile che l’energia rimanga monopolio delle oligarchie rappresentate dai colossi industriali e dalle multinazionali.

Il solare termodinamico di Rubbia, le “miracolose” caldaie a fusione nichel/idrogeno create da due ricercatori italiani (su cui la Grecia sta puntando coraggiosamente per uscire dall’angolo in cui è stata messa) e le prospettive piezo-nucleari spaventano perché, per la loro incredibile semplicità e sicurezza, metterebbero grandissime fonti di energia nelle mani di chiunque ne abbia bisogno, scatenando una definitiva rivoluzione democratica dell’accesso all’energia e della conseguente gestione tecnologica. Una rivoluzione difficilmente controllabile economicamente e geopoliticamente (il sole illumina tutti, il nichel – tra gli elementi più diffusi al mondo – ce l’hanno tutti, eccetera).

Ecco. Io voto Sì perché intendo favorire con tutti i mezzi questa rivoluzione. Voi che fate?

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