E’ quanto si legge nella sentenza emessa oggi dal Tribunale di Ravenna, dopo la denuncia presentata dalla Fiom-Cgil lo scorso 27 aprile, per l’utilizzo di manodopera a basso costo assunta attraverso una società terza, creata ad hoc per aggirare l’accordo sul salario di ingresso. Il giudice del Lavoro, Roberto Riverso, ha dato ragione al sindacato e ha ordinato all’acciaieria della famiglia Marcegaglia di “cessare immediatamente l’illegittimo comportamento formalizzando l’assunzione degli stessi dipendenti fin dalla data d’ingresso nello stabilimento di Ravenna, ed applicando loro il normale trattamento vigente in quanto dipendenti Marcegaglia Spa a tempo indeterminato”.
Inoltre, il Tribunale ha condannato l’azienda a rifondere le spesse processuali alla Fiom (3.000 euro), e ha dichiarato che l’accordo sul salario d’ingresso raggiunto lo scorso 12 aprile, non può essere applicato ai 40 dipendenti utilizzati attraverso la Nuova Inde.
Infatti, come aveva riferito il segretario provinciale della Fiom, Milco Cassani, a fine 2010, l’azienda ha annunciato che avrebbe assunto 200 lavoratori, di cui 100 a Ravenna. Ma mentre si svolgeva la consultazione interna con le rsu per trovare un accordo sul salario di ingresso, la Marcegaglia ha fatto entrare nei reparti dell’acciacieria 40 lavoratori attraverso un’altra società: la Nuova Inde. “Non essendo soggetta al contratto aziendale, questa società ha potuto fare assunzioni ai minimi contrattuali – ha spiegato Cassani – ma di fatto, questi lavoratori erano dipendenti a tutti gli effetti della Marcegaglia”. Lo stesso giudice oggi riconosce che la Nuova Inde non era che uno “schermo societario utile allo scopo di nascondere l’illecita fornitura di manodopera”. Creata dal gruppo ‘amico’ Danieli, questa società poi è stata acquistata dalla stessa Marcegaglia per 100 mila euro.
Come è ricostruito nella stessa sentenza, Marcegaglia aveva preannunciato la necessità di effettuare nuove assunzioni, ma a salario ridotto. La Nuova Inde è stata costituita dopo questa dichiarata necessità. I lavoratori di questa società sono stati selezionati (quantomeno anche) da Marcegaglia e quindi sono stati introdotti dentro l’azienda con salario ridotto. Il giudice conferma che sono stati adibiti fin da subito a compiti di varia natura che prescindevano dai motivi di assuzione e distacco dichiarati della Nuova Inde, finalizzati allo svolgimento di compiti formativi e specialistici che nessuno ha visto svolgere.
Sono stati assunti come operai di terzo livello ed hanno lavorato fin dall’inizio come operai Marcegaglia in attuazione del programmato ampliamento di organico. Quindi sono stati assunti solo dopo la conclusione del nuovo contratto aziendale sul salario d’ingresso che andava incontro alla pretesa iniziale della Marcegaglia di diminuire i salari ed elevare il periodo di apprendistato.
Secondo la tesi sostenuta dai legali della Marcegaglia, invece, si sarebbe trattato di semplici coincidenze. La Nuova Inde è nata proprio nel periodo in cui Marcegaglia aveva bisogno di personale (prima coincidenza), il contratto di distacco dei dipendenti dura per il periodo necessario all’acciaieria di concludere un contratto aziendale per nuovi assunti (seconda coincidenza). Infine sopravviene la perdita di interesse per il gruppo Danieli di avere una società di servizi con dipendenti addestrati per avviare impianti industriali, e a quel punto alla Marcegaglia serve assumere personale alle condizioni previste nel nuovo contratto aziendale concordato ad hoc per i nuovi assunti (terza coincidenza). Si tratta di tre casualità che non hanno affatto convinto il giudice.
“Non può non soprendere e destare motivate perplessità, la repentinità con cui una nuova iniziativa imprenditoriale, come la costituzione della società nuova inde, nasca, duri e perisca, nello stesso spazio di tempo occorrente alla Marcegaglia per evitare l’applicazione al contratto vigente”, è scritto nella sentenza.
L’articolata vicenda sarebbe stata costruita ad arte per far sì che Marcegaglia spa, partner tecnologico e strategico del gruppo Danieli, potesse avere a disposizione lavoratori a buon mercato, da utilizzare normalemente nella produzione, nelle more dell’accordo aziendale sul salario d’ingresso. La tesi della ‘felice’ coincidenza degli interessi Danieli e degli interessi Marcegaglia, oltre ad essere smentita dai fatti, secondo il giudice, sconta troppe contraddizioni ed asimmetrie logiche per poter ricevere credito.
Dunque ora i 40 lavoratori introdotti attraverso la Nuova Inde dovranno essere assunti alle stesse condizioni salariali dei loro colleghi. Ma è bene precisare che il Tribunale non ha messo in discussione in alcun modo della legittimità del contratto aziendale 12 aprile sul salario d’ingresso (che sarà invece applicato ai futuri nuovi assunti), e che in ogni caso, i lavoratori della Nuova Inde sono stati retribiti con il minimo salariale previsto dal contratto nazionale di lavoro (meno generoso di quello previsto dal contratto aziendale).
Elena Boromeo