Sulle polemiche tra la Fiat e l’associazione degli industriali, Marchionne rassicura che “nonostante alcune battute fatte di recente”, “non c’è alcuna ostilità verso Confindustria“. Tuttavia, ha aggiunto, “non posso difendere ogni volta le scelte fatte con il consenso della maggioranza dei lavoratori. Non posso accettare che l’appartenenza a Confindustria indebolisca la Fiat. Capisco le ragioni storiche ma la Fiat viene prima di tutto”. Dal canto suo, la presidente degli industriali, Emma Marcegaglia, ricordava durante l’assemblea annuale di dieci giorni fa: “Non agiamo sotto la pressione di nessuno. Non ci sono soci di serei A e di serei B, sono finiti i tempi in cui poche aziende decidevano l’agenda di Confindustria”. A difesa dell’ad è oggi intervenuto con una nota anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Secondo cui a Marchionne si oppone “il sindacato conservatore, settori ideologizzati della magistratura e ambienti delle borghesie bancarie. Una alleanza minoritaria che in Italia più volte ha rallentato il progresso”.
Ancora riguardo agli Stati Uniti, l’amministratore delegato ha annunciato che il gruppo del Lingotto ha offerto 125 milioni di dollari per la quota, pari all’1,7 per cento, detenuta dal governo canadese in Chrysler. La fusione non è però la “priorità per quest’anno”. Tra i prossimi obiettivi annunciati c’è il raggiungimento negli Usa di 160 ‘concessionari’ per le ‘Cinquecento’. Scadenza prefissata: entro la fine dell’estate. “Ci riusciremo – ha commentato l’ad di Fiat e Chrysler – sono già stati identificati, stiamo solo aspettando le licenze. Al momento siamo a 50”.
Arriverà a “ottobre-novembre” ha poi spiegato Marchionne l’ultimo 5 per cento dell’azienda statunitense che Fiat può acquisire gratuitamente. Attraverso il superamento del terzo ‘performance event’, cioè la produzione di una macchina che percorra 40 miglia con un gallone: circa 17 chilometri con un litro.