Ferito lievemente alla testa, non sarebbe ricoverato in Arabia Saudita insieme agli altri cinque funzionari colpiti nell'attacco di ieri al palazzo presidenziale a Sanaa. Tra questi anche il primo ministro, dichiarato dai medici "clinicamente morto"
I medici sauditi hanno dichiarato la “morte clinica” per il premier yemenita Mohammad Moujawar, ferito ieri negli scontri tra forze governative e milizie tribali dell’opposizione, che hanno coinvolto anche il palazzo presidenziale a Sanaa. Lo riferisce la Bbc. Il primo ministro era stato trasferito in Arabia Saudita insieme ad altri quattro funzionari feriti ieri, affinché ricevessero le cure mediche necessarie. Si tratta del presidente del parlamento Yahia al Raie, il capo del consiglio consultivo Abdel Aziz Abdel Ghani e il vice primo ministro per gli Affari interni Sadek Amini Abu Ras. Insieme a loro, secondo quanto riferito in un primo momento dalla tv araba ‘al Arabiya‘ ci sarebbe stato anche il presidente Ali Abdullah Saleh, ferito lievemente alla testa. Notizia subito smentita dal ministero dell’Informazione yemenita e dalle autorità saudite. Sempre secondo la Bbc, il governatore della capitale, Noman Mohammed Doid, è stato sottoposto a un intervento chirurgico in un ospedale di Sanaa per l’asportazione di una gamba e un braccio e versa in gravi condizioni.
Le condizioni del presidente Saleh, riferisce l’agenzia di stampa locale, sono stabili. Lui stesso, in un video messaggio alla nazione diffuso ieri notte, ha detto di “stare e bene e di essere in buona salute”, definendo gli assalitori una “banda di fuorilegge che nulla ha a che fare con la rivoluzione giovanile”. Secondo le testimonianze di fonti vicine allo stesso presidente, raccolte dalla Bbc, Saleh avrebbe invece subito ferite di secondo grado al petto e al volto e avrebbe una scheggia di almeno 7,6 centimetri vicino al cuore.
Oggi sono ripresi intanto gli scontri nelle città yemenite. Dieci persone sono rimaste uccise e 35 ferite nei bombardamenti contro la casa del potente capo tribù Hamid al Ahmar, leader della rivolta tribale in corso a Sanaa. Una risposta del regime all’attacco di ieri al palazzo presidenziale, in cui Ahmar ha negato però ogni coinvolgimento. Violenti scambi di artiglieria e razzi hanno così scosso per la quinta notte consecutiva il quartiere di al Hassaba. Nuovi scontri tra i manifestanti anti-regime e forze lealiste sono stati registrati anche Taiz, a sud ovest di Sanaa. Dove il comandante della 33esima divisione blindata dell’esercito yemenita, il generale Jebran Yahia al Hashedi, ha dichiarato di essere passato all’opposizione. Secondo quanto racconta una fonte militare, il gnerale ha annunciato la propria defezione dopo aver richiamato – dietro pressione di un gruppo di suoi ufficiali e soldati – le truppe inviate nella città per reprimere le manifestazioni anti-regime. A causa dell’intensificarsi delle violenze, la Germania ha deciso di chiudere la sua ambasciata nella capitale dello Yemen. Il personale presente lascerà “al più presto” il Paese. Lo ha riferito il ministero degli Esteri tedesco, che ha spiegato: “Anche se i combattimenti nella capitale non coinvolgono direttamente gli stranieri, la pericolosità della situazione ha portato il ministero ad adottare questa decisione”.