“Partirà il primo giugno. Nessuno sconto”. Queste le parole del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo nel marzo scorso, quando accompagnò in un tour i giornalisti per spiegare le virtù del Sistri, il suo cavallo di battaglia da quando è diventata titolare del dicastero. Un cavallo di battaglia ancora fermo al palo.
Il Sistri, il sistema di controllo satellitare del percorso dei rifiuti che dovrebbe combattere le ecomafie doveva partire a inizio giugno, ma è arrivato puntuale un nuovo rinvio, il terzo. Ora è stata fissata una quarta data: il primo gennaio 2012. Il decreto pubblicato in gazzetta ufficiale prevede l’entrata in vigore del sistema a scaglioni, a partire da settembre, secondo le caratteristiche delle imprese e il numero di dipendenti, fino a coinvolgere tutti gli operatori.
Segnali di cedimento del sistema, che dovrebbe monitorare 600mila operazioni al giorno, sono arrivate a maggio nella giornata dedicata al click day. Le aziende coinvolte dovrebbero essere oltre 300mila, impegnate nella produzione, smaltimento e trasporto dei rifiuti speciali, pericolosi e non (in Campania monitorati i rifiuti solidi urbani). A metà maggio Confindustria decide di testare il sistema, ma la prova finisce con il call center occupato, le chiavette illeggibili, l’impossibilità di chiudere una virtuale trafila del rifiuto. Insomma, più che un click day, un “crack day”, dicono gli industriali. Ma Prestigiacomo ancora dieci giorni fa rassicurava tutti: “ Non ci saranno proroghe. Si parte il primo giugno”.
Il sistema dovrebbe funzionare attraverso l’uso di dispositivi tecnologici e un collegamento con un cervellone centrale, pronto ad attivare controlli sul territorio alla prima segnalazione. Telecamere presso gli impianti di smaltimento, esclusi privati e depuratori. Ogni automezzo che trasporta rifiuti sarà fornito di una chiavetta usb attraverso la quale accedere al sistema per caricare i dati di carico e scarico e di una black box di rilevamento della propria posizione, monitorata dai carabinieri del Noe (il Nucleo operativo ecologico) nell’avveniristica sala di controllo installata presso la Selex (società del gruppo Finmeccanica) che si occupa del sistema di tracciamento.
Di certo in questa vicenda ci sono solo due cose: l’appalto affidato, in modo diretto (eredità del precedente governo), alla Selex senza alcuna gara e la spesa iniziale di 5 milioni di euro. Il sistema si dovrebbe autofinanziare, ma gli operatori lamentano un costo esorbitante per un sistema che fa acqua da tutte le parti e soprattutto non parte. “ Abbiamo pagato – ci racconta il responsabile di un’azienda di trasporto – quattromila euro una tantum per l’installazione dei dispositivi black box, più di tremila euro per il canone annuo (quasi duecento euro ad automezzo) oltre ai soldi per le schede sim nei dispositivi”. Soldi spesi sia nel 2010 che nel 2011.
Mentre si attende il definitivo avvio del sistema, restano aperte le questioni irrisolte: la reale efficacia del sistema, la fattibilità dei controlli in strada in caso di segnalazione, l’assenza al momento di sanzioni, in attesa dell’entrata in vigore del Sistri. La rivoluzione contro le ecomafie della ministra è solo rimandata. Alla prossima puntata.