La politica monetaria europea si è dimostrata “un grande successo” e non ha bisogno di cambiamenti. E’ necessario però un maggior coordinamento tra gli Stati membri della Ue. Lo scrive il futuro presidente della Bce, Mario Draghi, nelle risposte inviate al Parlamento europeo in vista della sua audizione del prossimo 14 giugno. Uno dei passaggi necessari per formalizzare la sua carica. Per l’attuale direttore della Banca di’Italia, alla luce dell’esperienza maturata anche durante la crisi finanziaria, non ci sono “motivi per introdurre cambiamenti nel modo in cui è stata condotta la politica monetaria negli ultimi 12 anni“.

L’obiettivo principale della Bce, ha aggiunto Draghi, sarà quello di “preservare la stabilità dei prezzi nel medio periodo per l’intera Eurozona” e questo, ha osservato, è anche il miglior contributo che una banca centrale può dare alla crescita. Il futuro presidente avverte però sui rischi per tutta che la ristrutturazione del debito greco comporterà. Le regole e le procedure attuali, avverte inoltre il governatore, “non hanno garantito politiche fiscali prudenti in tutti i Paesi”. Per questo Draghi accoglie con “molto favore” le proposte avanzate dal Parlamento europeo “per introdurre un maggiore automatismo nelle procedure di sorveglianza in modo da potere correggere immediatamente eventuali deviazioni da politiche solide”. Scettica invece è la sua posizione sulla possibilità di introdurre gli Eurobond. “L’attuale struttura istituzionale con politiche fiscali decentralizzate – sostiene – non è compatibile” con l’introduzione di obbligazioni garantite in maniera congiunta da tutti i Paesi dell’Eurozona. “L’emissione di Eurobond – aggiunge Draghi – apparirà appropriata soltanto in una struttura istituzionale in cui alcune competenze di bilancio sono trasferite dal livello nazionale a quello dell’Unione”. Questa strada però, avverte il futuro presidente della Bce, “richiederebbe grandi cambiamenti istituzionali che appare improbabile possano guadagnare diffuso sostegno nell’attuale congiuntura”. In vista del ruolo che andrà a occupare, Draghi ha fatto poi sapere alla Ue che si atterrà a tre “valori cruciali”: “L’integrità, la trasparenza e l’attendibilità”.

Un passaggio della relazione è poi dedicata a uno sguardo oltreoceano. “Un dollaro forte e stabile nei confronti delle principali di mercato – spiega il governatore – è nell’interesse degli Stati Uniti e dell’economia globale”. In generale, Draghi ha osservato che “i tassi di cambio dovrebbero riflettere i fondamentali economici” e che “eccessiva volatilità e movimenti disordinati nei tassi di cambio hanno implicazioni negative per la stabilità economica e finanziaria”. Per questo è necessario “continuare a vigilare i mercati dei cambi attentamente e cooperare come appropriato”. Quanto al ruolo internazionale dell’euro, Draghi ha affermato di essere “d’accordo con la posizione neutrale adottata dalla Bce nel 1999”, che non limita né favorisce il suo uso internazionale. In ogni caso, ha concluso, “perseguendo una politica monetaria orientata alla stabilità e incoraggiando l’integrazione finanziaria in Europa, la Bce e l’Eurosistema potrebbero indirettamente contribuire all’utilizzo internazionale dell’euro che è diventato la seconda valuta di riserva più importante nel mondo”.

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