Annozero chiude è i media vicini al premier applaudono: non dovremo pagarlo noi. In realtà, il giornale dell'editore Angelucci tra il 2006 e il 2007 ha incassato q5 milioni di euro di denaro pubblico
La verità è esattamente opposta: Michele Santoro può piacere o meno, ma con Annozero alla Rai portava profitti. E’ invece proprio Libero a essersi impossessato di parecchi milioni di euro della collettività, facendosi pagare – lui sì – da noi, pur macinando privatissimi profitti a favore del suo editore Antonio Angelucci (che sempre da noi prende un lauto stipendio, visto che è stato piazzato in Parlamento dal Pdl).
Soldi della collettività che, per di più, sarebbero finiti a Libero in violazione della legge, secondo l’Autorità garante per le comunicazioni. Il 9 febbraio di quest’anno, infatti, l’Agcom ha inflitto ad Angelucci una multa di 103.300 euro proprio in relazione ai fondi di sostegno percepiti dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del consiglio.
Fondi che sono finiti sia a Libero che al Riformista, quotidiani notoriamente riconducibili ad Angelucci e alla sua Tosinvest. Solo che la legge vieta allo stesso editore di chiedere i contributi pubblici per più di una testata. Così l’Agcom ha disposto degli accertamenti ed è arrivata alla conclusione che, al di là degli assetti societari formali, Libero e il Riformista appartengono all’imprenditore-parlamentare del Pdl. L’interessato ha pagato la multa, ma ha fatto ricorso al Tar, che dovrebbe decidere il 12 ottobre. L’irregolarità è stata contestata dal 2006 al 2010. Di conseguenza, il 29 marzo il Dipartimento per l’informazione e l’editoria ha messo in moto la procedura per ottenere la restituzione dei soldi. Si parla di una cifra intorno ai 43 milioni di euro, di cui circa la metà effettivamente incassati dalle due testate. Negli anni 2006 e 2007, il giornale oggi diretto da Maurizio Blepietro beneficiò di oltre 15 milioni di euro.
Ben diverso il discorso per Annozero, reduce da una stagione di ascolti record, con punte di share del 24 per cento in prima serata (e una platea tra i cinque e i sette milioni di spettatori), contro una media di Raidue assestata intorno al 10. E questo per la Rai significa soldi, tanti soldi. L’ultima serie della trasmissione di Michele Santoro è costata complessivamente 6,3 milioni di euro, si legge in un approfondito aricolo di Lettera43, e ne ha ricavati 45 milioni in spot pubblicitari. In sintesi: Belpietro festeggia un danno per il contribuente, spacciandolo per un risparmio, dalle colonne di un giornale che al contribuente deve qualche decina di milioni di euro.