2008:
3 aprile – Via libera della procura generale all’estradizione richiesta dall’Italia, a condizione che Roma commuti l’ergastolo in una pena di 30 anni.
28 novembre – L’estradizione sembra a portata di mano: il Comitato per i rifugiati (Conare), organo del ministero della Giustizia, respinge la richiesta di Battisti di essere considerato rifugiato politico. I legali dell’ex terrorista presentano ricorso al ministro della Giustizia, Tarso Genro.
2009:
13 gennaio – Contrariamente al parere del Conare, Genro concede l’asilo politico. L’ultima parola passa all’Stf.
14 gennaio – Il ministro degli esteri Franco Frattini chiede al presidente Lula che Brasilia riesamini la decisione. Scende in campo anche Giorgio Napolitano, che scrive a Lula esprimendo “stupore e rammarico” per la decisione di Genro.
27 gennaio – L’Italia richiama per consultazioni l’ambasciatore in Brasile, Michele Valensise, che rientrerà nel paese qualche giorno dopo.
14 febbraio – Genro manifesta “timori sul fatto che Battisti subisca una persecuzione” se estradato in Italia.
19 febbario – In una lettera dal carcere Battisti precisa: “Non ho mai ucciso, nè voluto uccidere, nessuno”.
9 maggio – Napolitano fa presente a Lula “trattamenti incomprensibilmente indulgenti riservati a terroristi condannati per fatti di sangue”.
9 settembre – Udienza dell’Stf, che si conclude con un rinvio. Dopo undici ore di dibattimento, la Corte non riesce a pronunciarsi sulla richiesta d’estradizione.
12 novembre – L’Stf si pronuncia per un nuovo rinvio, con la corte spaccata in due: quattro giudici a favore dell’estradizione, quattro contro.
18 novembre – E’ il giorno chiave. L’Stf approva, 5 voti a 4, l’estradizione. Poco dopo, in un secondo dibattimento, gli stessi giudici stabiliscono, anche questa volta per 5 a 4, che sia Lula ad avere l’ultima parola sulla decisione finale.
2010:
5 marzo – Un tribunale di Rio condanna Battisti a due anni di carcere per uso di documenti falsi.
16 aprile – L’Stf pubblica il testo della sentenza con la quale aveva dato via libera all’estradizione. La decisione finale rimane quindi nelle mani di Lula.
31 dicembre – Nell’ultimo giorno della sua presidenza, Lula annuncia di non concedere l’estradizione, sulla scia di quanto scritto dall’Avvocatura generale dello stato, che si è a sua volta basato sulle “clausole del trattato di estradizione in vigore fra Brasile e Italia”. Raffica di critiche da parte dell’Italia. Il premier Silvio Berlusconi manifesta amarezza, sottolineando che comunque “la vicenda non è chiusa”.
2011:
24 gennaio – La presidente Dilma Rousseff, subentrata nel frattempo a Lula, ribadisce quanto deciso dal suo predecessore e invia una lettera in risposta ad un messaggio indirizzatole da Napolitano, che nel testo ribadiva la richiesta dell’estradizione.
3 febbraio- I legali dell’Italia presentano all’Alta Corte due azioni giuridiche (una impugnazione e un reclamo) contro il ‘nò di Lula all’estradizione.
12 maggio- La procura generale del Brasile conferma tale posizione, precisando che l’Italia non ha la legittimità di opporsi al ‘nò di Lula, e invia tale parere all’Stf.
14 maggio – La difesa di Battisti chiede all’Stf la scarcerazione dell’ex terrorista.
9 giugno – La Corte Suprema brasiliana, per 6 voti a 3, vota contro l’estradizione in Italia e dispone la liberazione di Battisti.