Una grave siccità minaccia la Francia da diverse settimane. Sono già 30 i dipartimenti in stato di emergenza e 44 gli impianti nucleari che, a prescindere dalla loro “generazione”, vedono la possibilità di dover razionare l’elettricità prodotta. Secondo un dossier dell’Osservatorio nucleare francese, un “organismo indipendente di controllo dell’industria atomica”, in 22 di questi l’acqua che serve a raffreddare gli impianti è già ora appena sufficiente: “La Loira è completamente a secco e il raffreddamento dei reattori delle centrali di Belleville, Dampierre, Saint-Laurent e Chinon potrebbe essere compromesso”, afferma Stephane Lhomme, ambientalista e presidente dell’associazione: “Si potrebbe verificare una fusione del nocciolo come a Fukushima”. La strategia è quella di risparmiare acqua, con restrizioni attive già in metà del Paese. Oppure razionare l’energia, soprattutto ora che non ci si può più appellare alla vicina Germania. La situazione è drammatica anche per l’agricoltura: molti i raccolti a rischio. Tanto da far presagire al governo francese un aumento dei prezzi mondiali di grano e frumento.

Questa primavera è stata “una delle più calde dagli inizi del XX secolo e la più secca degli ultimi 50 anni”, ha riferito Météo France sulla base di un bilancio provvisorio. Ai primi di giugno, infatti, si è già quasi ai livelli di allarme della canicola dell’estate del 2003. La minaccia è quella di un possibile black-out elettrico. Eric Besson, ministro per l’Energia del governo di Parigi, interpellato sulla questione ha affermato: “Non dobbiamo allarmarci, ma dobbiamo vigilare”. Secondo Stephane Lhomme, che sarà anche candidato per i Verdi d’oltralpe nelle elezioni presidenziali del 2012, quella attuale è invece “una situazione che purtroppo fa aumentare il rischio di incidente”. “Quando si ferma un reattore – ricorda Lhomme – bisogna comunque proseguire l’attività di raffreddamento, dunque l’acqua è indispensabile”.

Quasi un terzo dei dipartimenti francesi sta fronteggiando l’emergenza siccità, ma ciò che maggiormente preoccupa è infatti che, se la scarsità idrica continuerà, 44 dei 58 reattori situati lungo i fiumi d’oltralpe potrebbero dover interrompere la loro attività. Le norme nazionali impongono infatti di rispettare standard che non alterino gli ecosistemi fluviali. Un esempio su tutti? Quello della Loira: la sua portata media, assai irregolare, è di 931 metri cubi al secondo (m³/s) alla foce. Tuttavia, se in caso di piene essa aumenta fino ad alcune migliaia di m³/s, durante l’estate si può ridurre in certi punti fino a poche decine di metri cubi al secondo. Quando scende sotto i 60 m³/s, i quattro impianti che attingono dalle sue acque tra i 3 e i 10 metri cubi al secondo devono diminuire i loro prelievi, in modo da mantenere un livello dell’acqua accettabile. Fondamentale anche la questione delle temperature dell’acqua rigettata nei fiumi dopo aver raffreddato gli impianti: le centrali sono obbligate a non superare i 28 gradi. Se questa temperatura viene raggiunta, infatti, la centrale deve ridurre o addirittura arrestare la sua attività.

La possibilità di un drastico taglio nella produzione di energia è un’ipotesi che persino Electricité de France (Edf) non può più escludere. Soprattutto ora che non è più possibile attingere energia dal vicino tedesco, a differenza di quanto fatto negli scorsi anni in situazioni simili o nei periodi di manutenzione dei reattori francesi, quando il governo parigino acquistava elettricità nucleare dalla Germania. Che, dopo il disastro di Fukushima, ha già ridotto del 5 per cento il suo output energetico, intaccando di conseguenza le forniture messe a bilancio per l’approvvigionamento francese. Un fatto che rende evidente la causa delle recenti polemiche e delle “bacchettate” di Parigi ad Angela Merkel.

La dipendenza dalla Germania per far fronte ai picchi di richiesta non è più un segreto. Nonostante la leggenda voglia la Francia come esportatrice di elettricità in tutta Europa, infatti, l’Osservatorio nucleare ha rivelato sempre nel suo rapporto che “è la Francia ad essere importatrice netta di elettricità dalla Germania”. Un fenomeno che continua ininterrottamente dal 2004, ma che ora non potrà più verificarsi. La scelta di Berlino di abbandonare l’atomo, infatti, sia adesso che durante il prossimo inverno (durante il quale si verificheranno i soliti picchi di consumo dovuti alla “politica assurda del riscaldamento elettrico”), per l’associazione di Stephane Lhomme non potrà più portare la Germania a “salvare la Francia nucleare”.

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